Il Non so che, il Quasi Niente

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il quadro: Luna bassa, oltre il gelso. Acrilico su tela cm 100 x 100


Il Non so che, il Quasi Niente.


Il punto è che so abbastanza occupare il mio tempo in cose che mi danno gusto. Il bosco, dipingere, scrivere, cenare con gli amici, suonare il piano, amare…
Ma da queste cose non arriva automaticamente uno stipendio e le bollette incalzano quale che sia il mio umore. Le bollette hanno la forza imponente dell’effettività.
Il resto fa parte della mia vita privata, della vita interiore, della vita di relazione amichevole o amorosa.


Far entrare dei quattrini in casa sembra richiedere una sorta di alienazione. Uscire fuori – non solo di casa ma anche di sé – e fare qualcosa che non ho deciso io. E lo sforzo di farmene una ragione, magari anche di farmelo piacere.


Certo, se ci fosse una linea di continuità tra quello che faccio di mio e con piacere e le entrate allora tutto girerebbe bene. E io potrei distendere l’anima.
Ma come si fa?


Mi sono reso conto, però, che il perfezionismo è una trappola. Perfezionismo è non fare qualcosa finché non sei sicuro di farlo in maniera perfetta o finché non ci sono le condizioni ideali per farlo come piacerebbe.
In questo modo non si incomincia mai a fare.


In filosofia c’è una trappola analoga. Il pensiero è affascinato dall’Essere e lo pensa come perfetto. Poi, non trovandolo da nessuna parte, si converte al Nulla e diventa nichilista. Se non c’è l’Essere allora tutto è Nulla.


Ma il pensiero, ridimensionandosi dopo vari tentativi estremi, si è reso capace di pensare anche il Qualcosa. Il Qualcosa non è l’Essere, ma non è neanche il Nulla.
Il Qualcosa appare come la dimensione adeguata dell’umano – anche se la sua sete è senza fine.


Convertito al Qualcosa, il pensiero diventa capace di apprezzare anche il Non-so-che, il Quasi niente. Dove va a riporre gli aspetti più sottili e qualitativi della sua esperienza. Che cos’è che ti fa innamorare? Cos’è che rende la tua giornata gioiosa? Cos’è che ti commuove e ti rinnova? Spesso non è neanche una Cosa o un Evento tangibile. Piuttosto un Non so che.


Il Non so che non entra nella contabilità. Non si sa dargli un prezzo. Non si vende sul mercato. Eppure, questo Quasi niente, che non è una Cosa è responsabile della qualità della nostra vita. E noi diciamo che non ha prezzo.


Ed è per questa via, la via del Non so che, Quasi niente, che riemerge nei nostri animi la fiducia e la speranza. E l’operosità che s’impegna con gentilezza e di buona lena a perseguire quel successo della nostra impresa che sogniamo da tempo.


RICHIESTA.


Un amico della newsletter cerca la versione francese della poesia di Majacowskji che segue. Se qualcuno la conoscesse, me la maderebbe? oppure la invierebbe direttamente all’interessato (Daniele Mugnaini info@osservatoriolibri.com).


Tu


Poi sei venuta tu,
e t’è bastata un’occhiata
per vedere
dietro quel ruggito,
dietro quella corporatura,
semplicemente un fanciullo.
L’hai preso,
hai tolto via il cuore
e, così,
ti ci sei messa a giocare,
come una bambina con la palla.



Niente cancellerà via l’amore,
né i litigi
né i chilometri.
E’ meditato,
provato,
controllato.
Alzando solennemente i versi, dita di righe,
lo giuro:
amo
d’un amore immutabile e fedele.

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