Dopo il Vernissage

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il quadro: Toro verde, acrilico su tela, cm 100 x 100.


Dopo il vernissage.
Eppure resta l’inquietudine. Non mi voglio appiccicare addosso la veste della pace. Della serenità. Della saggezza. Di quello che ormai sa come vanno le cose. Questo lo facevo da ragazzino. Con l’incoscienza e la bella stoltezza della gioventù. Ora le cose stanno in un altro modo.
Ora voglio ammettere con sincerità spregiudicata quello che sento davvero. Mi sento inquieto e tutt’altro che soddisfatto. E non ho nessuna voglia di lavorarmi il cervello per dire che tutto va bene. Che tutto va come dovrebbe andare. Certo, tutto va come deve andare. Ma questo non significa affatto che io mi senta allineato con la vita.
C’è qualcosa di me che va storto, in sentieri di traverso.


Sì, lo so che facendo un bilancio in pubblico, direi che nell’insieme la mia vita mi soddisfa. Che ho avuto una vita interessante fino ad ora, che sono soddisfatto di ciò che ho combinato. Ma questo – che è vero – non è tutto. Non descrive tutta la situazione.
C’è una parte importante e profonda di me che piange. Che dice che non va affatto come desidero. Che il mio sogno è lontano ancora dall’essere a fuoco e dall’essere una realtà.


Non mi voglio prendere per il culo con giochini psicologici di PNL o di AT. Questi giochini mi hanno entusiasmato per un po’ di tempo. Mi hanno anche aiutato. Ma c’è dell’altro. Di più profondo. Di più coraggioso. Di più vero. Ed è questo che mi manca. È questo che non sono ancora stato capace di raggiungere e di donare alla mia integrità. E nemmeno di conoscere con quella conoscenza astratta, concettuale, che sarà ancora lontana dalla realizzazione ma è pur sempre un bel cartello indicatore, quando dice in maniera chiara dove devi andare.


Insomma, sono in cammino. Alla sera mi lavo i piedi. Mi ripulisco della polvere della giornata. Domattina, ho intenzione di ripartire. Andrò al bosco a fare energia e a costruire parco. Rientrato a casa mi rimetterò a pensare e a fare. Qui c’è qualcosa di importante, ancora, da scoprire.


Info: Domani, domenica, sono alle Salette Comunali dalle 16 alle 19.


Lascerò che la testa si bagni di sudore, che le membra raggiungano il limite della fatica, lascerò che la stanchezza mi chieda di riposare un po’, nutrirò la mia fame, probabilmente rimetterò un po’ a posto la casa, trascurata in questi giorni, ma la mia testa sarà a questa impresa. L’intenzione sarà di scoprire e di fare.
Perché questa fame che chiamo inquietudine continua a parlare dentro di me, sussurra tra le pieghe delle azioni, e a volte urla, come la sera, prima di andare a dormire.

Categorie: Eugenio Guarini