Ritornare alle cose, ma con poesia

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il quadro: Scorcio di siepe fiorita, con uccellino, acrilico su tela cm 100 x 100.


Ritornare alle cose, ma con poesia.


Beh, lo abbiamo fatto in tanti. Era affascinante. Ne avevamo bisogno. Sì, penso proprio che ce n’era un’esigenza diffusa e crescente.
In un certo senso, si sono tagliate vie traverse. Insomma si è andati dritti al punto. Era un bisogno soffocato da ciò che, parlando approssimativamente, continuiamo a chiamare l’era industriale. Lo abbiamo chiamato in tanti “bisogno di spiritualità”.
E poi giù a rotta di collo. Per i mille rivoli prodotti da scuole e messaggeri. L’Oriente l’ha fatta da padrone. E sta continuando a rovesciare, nei libri che compriamo anche al supermercato, cascate di saggezza millenaria accanto a fregnacce dal pelo corto.


Molti di noi hanno imparato a respirare, a meditare, a sentire il legame con la natura e l’universo. Molti hanno ritrovato il proprio destino conoscendo vite precedenti, moltissimi si sono sottoposti a discipline, a regole di vita, a scuole. Alcuni hanno trovato Dio nell’ascetismo e altri nel sesso tantrico. Insomma , il mistero è rientrato a far parte della vita, e il mondo ritorna incantato – dopo il disincanto provocato dalla modernizzazione. L’avventura di esistere è diventata più succulenta…


Se c’è stato un richiamo forte – che mi ha affascinato tantissimo – è stato quello di tornare all’osservazione diretta, personale.
Uscendo fuori dalla città murata dei vecchi linguaggi appresi e ritornando alle cose – come suggeriva all’inizio del Novecento il filosofo Husserl, l’inventore della Fenomenologia.


C’è stato bisogno – perché questo avvenisse – degli scossoni della Terza Ondata, quando tutto è cambiato nella tecnologia, nell’economia, nella politica, nella società e nella psiche.


È stata l’epoca della creatività e della spiritualità – ma con l’ausilio della tecnologia moderna e sotto la spinta della globalizzazione. Tutto più incerto e tutto più possibile.


Io ho visto e vedo e vivo un aspetto di questo processo – il ritornare alle cose.
Mi sembra importantissimo e coinvolge gli aspetti artistici e poetici della vita. È qualcosa di attinente all’arte, dunque.


Eccolo in poche righe.


Ritornare all’osservazione diretta, alla propria esperienza, per cogliere la freschezza e innocenza della vita, liberata dagli schemi del passato, comporta la creazione di un tuo linguaggio personale. Perché se torni all’osservazione diretta ma interpreti ciò che incontri con le vecchie categorie dei vecchi linguaggi (che non sono certo da buttare a mare…) non trovi proprio niente di nuovo e di capace di rinnovarti.
Ribadisci semplicemente tutta la cultura che hai acquisito.
L’invenzione di un linguaggio nuovo e personale va di pari passo col ritorno alle cose.
E questo linguaggio dev’essere innocente. Dimentico delle vecchie scuole di pensiero, animato dalla voglia di ricreare le condizioni della vitalità.


Credo che da sempre questo sforzo creativo si chiami Poesia.


E, dunque, uscire fuori anche dai linguaggi che ci hanno portato a ritrovare il mistero, tutte quelle geografie dettagliate delle meccaniche celesti che finiscono per inibire la ritrovata creatività.
Aprire le porte a uno Spirito Creatore che soffia dove vuole e non tollera prigioni – nemmeno quelle dorate.


MESSAGGIO
Molti iscritti alla mia newsletter vengono da un incontro avvenuto sulle pagine di ManagerZen, dove curo una Rubrica. Immagino che si tratti soprattutto di imprenditori o operatori d’impresa che sono alla ricerca attiva di una nuova cultura del lavoro e del modo di fare impresa.
Sono ancora molto stupito della circostanza che queste persone coraggiose e impegnate nel mercato trovino nei miei testi qualcosa di pertinente alla loro ricerca. Resta una sorta di mistero perché, benché io immagini la mia avventura un’impresa, sono lontanissimo dai modi della cultura di un’azienda.
La richiesta che faccio candidamente a queste persone è di farmi sapere in che modo vedono pertinenza tra questi testi più o meno filosofici e quello in cui loro sono impegnati. Grazie. Leggerò con molta attenzione e interesse chi mi vorrà rispondere.

Categorie: Eugenio Guarini