I conti con la spiritualità?

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il quadro: Elle était Ailleurs, acrilico su tela cm 100 x 100.


I conti con la spiritualità?


Ciao Magda!


Eri così carina quando t’ho visto scodinzolare al Salone del Libro.
Con la busta stracolma di volumi, sembravi voler leggere tutto e portarti a casa ogni cosa.
Strabuzzavi gli occhi verso l’alto quando confezionavi la lista dei temi che trovavi interessanti e riuscivi persino a distrarmi da quel leggero soffio di libido che avvertivo voler montare dentro di me.


Poi ci siamo scritti per qualche anno.
E mi dicevi quelle cose così pulite, con quella terminologia così compiuta, parlando di spiritualità e di terapia.
Sì, devo ammetterlo: diventavi sempre più preparata in materia. La tua curiosità esoterica non si fermava davanti a nulla. In poco tempo sei diventata esperta delle più disparate discipline dai nomi così eccitanti che non saprei neanche ricordare.
Per telefono mi raccontavi con entusiasmo di tutte le persone carismatiche e taumaturgiche che andavi ad incontrare.


Ma, da un po’ di tempo, ho una strana sensazione, sentendoti parlare.
Oso a malapena dirtela perché ho l’impressione che ne sarai contrariata.


Per prima cosa, che sei entrata in uno stato di malattia permanente.
Prima, avevi qualche ansia, ti sentivi un po’ stressata, e non tolleravi quella che chiamavi la tua mancanza di autostima. Ma ora, sei entrata in una rete di condizionamenti sapienziali e terapeutici che ti fanno sentire costantemente afflitta da qualche squilibrio psicofisico, hanno fatto comparire segnali di allergie e di intolleranze un po’ in tutti i settori alimentari e ambientali, e hanno prodotto una necessità inesauribile di nuove terapie e di nuovi rituali.


Nelle nostre chiacchierate continui a fare dei discorsi compiuti e calzanti, con terminologia pulita e accurata. Ti dirò che sul piano espositivo hai raggiunto una precisione e un’eleganza davvero invidiabile. Non vacilli, non incespichi, e riesci a sistemare quasi ogni comportamento umano, ogni pulsione emotiva, ogni itinerario di pensiero, in un contesto esplicativo che manifesta una compiutezza organica di tutto rispetto.


Però la tua vocina è moscia.
Non si sente più quella voglia di mordere la vita, quell’energia impetuosa di esplorare le cose e di assaggiarle, che avevi quando eri solo un po’ ansiosa, un po’ stressata, è un po’ insicura…


E allora io mi domando: che diavolo ti sta succedendo?


No, la domanda che mi faccio è diversa. Come ho vissuto io questa epoca di spiritualità diffusiva? Posso farne una storia che per me abbia un senso?


Positivo!
Ho accolto con slancio il richiamo della spiritualità contemporanea perché avevo voglia di liberarmi dal lavoro dipendente e di inventarmene uno che fosse fatto su misura delle mie esigenze.
Intuivo che avrei avuto bisogno di fede e coraggio per intraprendere i cambiamenti necessari. E la spiritualità mi aiutava a puntare sullo sviluppo dell’interiorità per allineare i miei comportamenti e le mie scelte su quello che sentivo e che ho imparato a chiamare il mio sogno. La spiritualità mi ha aiutato a vincere le angustie della paura.
Mi sono reso conto che man mano che procedevo per questa strada stavo letteralmente meglio, col corpo e con l’anima.
Sto vivendo a modo mio.


A dire il vero non ho mai sentito il bisogno né di cambiare alimentazione, né di dedicarmi a rituali esoterici né di seguire qualche terapia particolare.
E non ho mai provato attrazione per le metafisiche delle varie discipline, anche se ho letto con attenzione molte cose, ma per mordere di qua e di là, trarne degli stimoli e inventare delle linee d’azione.


Non ho mai sentito il desiderio di fare il formatore o il terapeuta. Anzi, ogni volta che qualcuno mi ha richiamato in quella direzione, ho svoltato, sentendo che non si trattava della mia strada. Qualcuno mi ha anche criticato per questo dicendo che ero chiuso nella mia bolla e che non pensavo agli altri.
La cosa non è vera perché a me gli altri stanno a cuore – ma non tutti e chiunque e comunque. Ma soprattutto perché ho maturato in proprio che il modo di essere utile che mi piace è quello che succeda senza intenzione.
Insomma, voglio fare l’artista, avere successo e ci do dentro con gusto. E spero che le cose che metto al mondo aiutino gli altri per il semplice fatto che nascono dalla salute e dall’energia e perché sono belle.


Ma ognuno ha la sua vocazione.
Anche se so di avere una certa tendenza a considerare intelligente solo chi mi dà ragione – cosa di cui sono consapevole e che mi consente una certa autoironia – penso di essere permeabile agli stimoli di chi batte strade diverse. Soprattutto vedendo che è felice di fare quello che fa e che sta bene con quello che è.


E dunque, vorrei incontrarti ancora, al Salone del Libro, e vederti così pimpante e vezzosa da sentire crescere dentro di me quel desiderio di un tempo – e magari lasciarmi distrarre ancora una volta dalla vivacità dei tuoi discorsi accalorati.


BELLE NOTIZIE


Domani parto per Rovereto, Arte in Piazza, promossa dall’organizzazione Calma Piatta (promette bene!)
Sabato 30 settembre si inaugura una mia personale a Rivarolo Canavese, che è la città in cui ho insegnato e in cui abito. È fatta nella ricorrenza del decimo anno della mia vita d’artista. Spero proprio di incontrare ex allievi, amici che non vedo da tempo e cose che facciano commuovere il cuore.

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