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la foto: con il piccolo Tommaso a Rovereto

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Cosa sarebbe la vita senza il bosco, i bambini, gli amici, la musica, la danza, la poesia, l’amore…?
Tutto troppo serio. Solo lavoro.

Anche nella più nobile delle professioni – semmai si possa dire in questo modo – tutto troppo serio, concentrato, progettuale, scientifico, strizzato, discusso e polemizzato…

Allora mi è venuto in mente – sì, a Rovereto, in questi due giorni di Arte in Piazza – che pensare alla propria realizzazione – insomma va di moda dirla in questi termini – non è riducibile al pensiero bello e appassionante della creazione del lavoro che ami. Piuttosto è la creazione di uno stile di vita che risponda alle tue esigenze e sia in sintonia con le tue vibrazioni. E che il lavoro è solo un tassello – anche se importante dal punto di vista dell’espressione di sé e dell’inserimento in un mondo in cui ci sono bollette da pagare ad ogni piè sospinto – di un quadro più generale, ricco e articolato, che è la nostra vita.

Con i bambini – soprattutto in un contesto di festa – questo risulta più chiaro.
Nella foto sono con il piccolo Tommaso – uno dei visitatori più curiosi e partecipi della mia esposizione in Via Roma.

Mi è sempre piaciuto, anche, spiegare i problemi del lavoro ai bambini che mi sono amici. Tradurre in termini significativi per loro i problemi che mi pongo quando sono da solo nel mio pensatoio o quando ne parlo con gli adulti.

Il discorso con i bambini sembra soltanto essere una semplificazione bonaria dei termini più pregnanti che usiamo quando ci tiriamo su il colletto della camicia e ci aggiustiamo la cravatta. In realtà è uno sfrondare di tante suppellettili pesanti la maniera in cui ci presentiamo a noi stessi seduti sui libri che abbiamo letto o dietro la cattedra che ci siamo inventata per darci un contegno. E’ ritrovare il nocciolo della faccenda riuscendo a raggiungere l’essenziale.
E spesso anche le loro risposte sono aperture d’orizzonti nella nostra mappa del mondo.

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