e Dio passeggiava con loro

Il quadro allegato fa parte della serie dei “Mandala per accedere all’Altrove”. Si chiama “Spinta“. Fa la prova di fissarlo per un po’ e vedi dove ti porta…


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e Dio passeggiava con loro nel Giardino dell’Eden


È bello. Parto per Ceresole. Sulla neve con le baldasse! Non vedevo l’ora.


La miscela di luce e neve incendia la percezione delle cose.


La Milano di ieri, a confronto, era una fabbrica inquinata, nel giorno di riposo.


Solo i bambini sorridevano. Gli adulti erano volti tirati, consumati dagli obiettivi. Gente o troppo magra o troppo grassa. Qualcosa di troppo.
Qui c’è tanto, ma mai troppo. Quel che c’è dà l’impressione di coincidere con ciò che dev’essere. Da qui, quella sensazione di casa.


Mi viene in mente che qui posso affinare la capacità di percepire il troppo. In montagna per afferrare il senso di un avverbio! Dev’essere fenomenologia: un luogo dove le cose parlano con voce bambina, …e anche le parole.


Importante per me, che sono sempre stato eccessivo. Ora vedo che il troppo è, nell’essere, l’equivalente della fretta nel tempo.


Perché queste intuizioni mi vengono solo da queste parti? Perché qui il Dio viene a passeggio con te. Come con Adamo ed Eva nel Giardino dell’Eden. Capisco dove sono arrivato! Mi dico: ecco la vita vera è qua. E laggiù – in pianura – si lavora solo per poter venire quassù.


Mi domando se lavorare per andare in vacanza sia un’affermazione plausibile. Mi rispondo che lavorare per rendere il mondo più ospitale (come in vacanza) è un buon obiettivo per il lavoro umano. E probabilmente è proprio quello che si sta cercando di fare da sempre.


A un certo punto sento che è giunto il momento di tornare.
Mi giro e scendo. Incontro dei francesi, quando sono quasi ai Chiappili di sopra. Lui fa il sindacalista in una fabbrica di silicio. Sono molto cordiali. In vacanza per qualche giorno, perché in Francia l’11 novembre si celebra la fine della prima guerra mondiale. Nel prendere commiato gli dico che lui sta lavorando per rendere il mondo più ospitale. Mi sorride.

Categorie: Eugenio Guarini