Finzioni in cui bisogna credere

Il quadro s’intitola: Stabilizzatore umorale. Fa parte della serie “Macchine per sognare” ovvero “Mandala d’accesso all’Altrove”.
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Finzioni in cui bisogna credere.


Lo so che Merlino è costantemente tentato di dirmi: Ma, diavolo!, il mondo va a rotoli e tu stai sempre a camminare per le stradine di campagna o di montagna e non fai altro che fantasticare e crogiolarti nelle illusioni! Fa’ qualcosa! Di’ qualcosa!


Beckett a un amico che lo apostrofava in maniera simile rispose, più o meno: tutto quello che desidero fare è stare seduto sul mio culo su questa panchina e pensare a Dante!


Non ho la tempra morale di Samuel Beckett, ma la mia risposta potrebbe essere molto simile. E se nelle giornate di sole riesco a pensare che le mie finzioni possono mutare la realtà, spingerla a partorire un mondo più bello – magari in piccolo – usualmente, non aspiro neanche a questo. Mi basta salvarmi dal cattivo odore che viene fuori dai telegiornali. Tenere a bada le infiltrazioni di sgomento e depressione che arrivano da fuori.



Penso a chi sta peggio di me per poter considerare la mia povertà un lusso sfrenato. Il mio appartamento di 80 metri quadri, al terzo piano, con vista sulle colline moreniche, anche nei giorni grigi mi appare il vascello di Simbad nella sua epica avventura.


Tenendomi a debita distanza, non solo la natura, ma anche la città mi appare in una luce straordinariamente bella e commovente. La consistenza del portafoglio è sufficiente a tenermi alla larga dal consumismo, ma la sola vista dei grandi centri commerciali, con tutto quel movimento, e la ricchezza di colori, riesce ad eccitarmi non meno della musica di Cassandra Wilson che sto ascoltando in questo momento.


Certo, le bollette mi riportano a terra, ma non appena me ne sono liberato salto di nuovo sulla mia mongolfiera e salgo a fotografare le nubi.


Una volta, dall’aereo ho visto la bellezza del disegno dei campi coltivati, distribuiti attorno ai piccoli centri e sono rimasto sbalordito di come le nostre cose terrene appaiono bellissime viste dall’alto.


Le nostre vite, quaggiù? Facciamo cose bellissime e non lo sappiamo finché non saliamo in quota.


Salire in quota, per me, è come pensare a Dante per Beckett.


NOTIZIA


Stasera alle 19.00 circa Vernissage al Soquadro di Lecco, Piazza Era – località Pescarenico.

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