Vita e cloni
Piana di Vidracco. Acrilico cm 100 x 100. Angoli di una terra conosciuta a piedi. Amata un pezzetto per volta. Sotto l’incanto della sorpresa. Senza alcun progetto matrimoniale… Innocente erotismo di un attimo d’eternità.
In mattinata sono a Civate, sul Lario. Mi fermo in un pulitissimo e attrezzatissimo parco. Ho voglia di riflettere. E mi sto interrogando su questa inclinazione a riflettere.
Capisco che questa pratica mi sottrae dall’essere preso e trasportato dagli eventi senza che abbia il tempo di sviluppare un po’ di consapevolezza.
Forse supplisce a una mia fragilità: l’incapacità di stare con la coscienza al passo con gli eventi. Con la riflessione posso rallentare, masticare un po’ le cose, prima che mi entrino dentro.
Posso sentirne un po’ il gusto, trattenendole un po’ in bocca.
Quando rifletto non vedo tanto le cose quanto il mio rapporto con le cose. Metto a fuoco una sensata relazione con le cose. È su questo che appoggio l’azione.
La parola è fondamentale per questa messa a fuoco. Uso la parola come la regolazione di uno strumento ottico. Voglio vedere la cosa sensata, o la domanda sensata. È questo che mi regala l’apertura di un orizzonte sul mio cammino.
Nel pomeriggio sono in Valsassina. Un’area attrezzata piena di gente e odore di carne alla griglia. I bambini sono molto allegri. Gli adulti hanno un’aria annoiata, spenta. Soprattutto le coppie ai tavoli vicini.
O forse sono io che proietto su di loro i miei fantasmi.
Vedo poco slancio nello sguardo degli adulti.
Molti giovani tendono all’obesità.
Alcune ragazze sono decisamente troppo magre, anoressiche.
Questa vista mi dà disagio.
Mi viene in mente che siamo proprio in tanti.
Mi chiedo cos’è una vita individuale, in questa situazione.
Mi sembra che molti si assomiglino troppo tra loro. Come se fossero clonati a partire da alcuni modelli base.
Penso che sia la nostra pigrizia a clonarci.
Ho voglia di vita, di pienezza, di miracoli, di senso, di entusiasmo, di gioia.
Categorie: Eugenio Guarini