Una storia appassionata
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La foto: Cespuglio selvatico sotto un’aiuola.
Una storia appassionata
Un po’ per volta mi ritornano le cose conquistate nel passato. Cose un tempo afferrate con la mano grossa e forte. E poi sfuggite nei tempi del colera. Nei tempi della malattia, nei tempi della depressione.
È veramente un mistero quando la malattia ci visita. Ovviamente ci vogliono i medici e i farmaci. Ma resta lo stesso un mistero. Nel senso che la domanda è: questa cosa mi è arrivata perché la vita aveva qualcosa d’importante da dirmi?
Domanda stupida a sentirla così, a freddo. Piuttosto stupida e perfino superstiziosa. Io della superstizione non voglio neanche sentire l’odore. Sono troppo illuminista. Ma neanche tanto da negare il fascino del mistero. Quando, dopo che è avvenuto e che tu hai reagito in quel modo e che la salute e l’energia torna, tu ti domandi: beh, forse avevo proprio bisogno di un colpo del genere?
E oggi sono disposto a dire che avevo bisogno di un colpo del genere.
Ma ci pensi? Sto benedicendo il fatto di avere avuto paura di morire soffocato e tutti quei giorni in cui credevo che fosse la dimostrazione di un fallimento!
Ma non lo sai quanto cammino in una giornata? Non sai che oggi alle due ho fatto il bagno nelle acque del torrente Orco e che questa mattina, alle sette, ero già in moto per un’ora e mezzo in una sorta di camminata nordica nelle campagne canavesane. E che prima di cena sono andato a Piandane a fare addominali sui tavoli dell’are attrezzata.
Insomma, sta ritornando la vita. La vita senza sigarette. La vita nei polmoni liberi, nelle gambe che si rafforzano e nella pancia che scema. E insieme a queste cose torna il pensiero guida. Le idee che una volta avevano fatto centro nella mia avventura.
Primo: io mi sto raccontando una storia, la mia storia. E se la racconto con cuore allargato e la mente aperta, anche la mia vita risulta aperta e larga.
Secondo: la mia storia è una storia appassionata. Vivo quello che succede dicendogli un sì che spalanca le braccia. Gli eventi della giornata sono il dono che ricevo e la materia prima delle mie invenzioni.
Terzo: la mia storia ha un epilogo grandioso. Qualcosa di grande verrà costruito da tutta la vicenda. Magari in tarda età, ma sarà la mia grandezza. La misura giusta del sogno che mi ha abitato per tanti anni. E il grande dono che io lascerò agli epigoni.
Io sto marciando verso quella meta.
La vita è passione e ricerca. La paura frena il racconto che noi facciamo a noi stessi e quindi frena la vita. Aprire il cuore e aprire la mente può cominciare dal racconto che ti fai su te stesso. Cosa vuoi essere, cosa vuoi fare, che cosa vuoi regalare al mondo e alla gente.
Il problema di fondo è saltare sopra la paura. Scavalcarla. Questa cosa si può chiamare Fede. Oppure si può cercarla con l’Amore. In ogni caso si tratta di riuscire a lasciare ogni paura. A sentirsi fiduciosamente abbandonato. E gettarsi nel fuoco folle della propria passione.
Le paure più diffuse che oggi dominano i cuori degli umani sono: la paura di morire di fame (di non riuscire a pagare tutte le bollette, multe incluse) e la paura di essere abbandonato se t’innamori e ci credi dentro. Quindi è proprio la paura di fare della passione e del sogno, voglio proprio dire del desiderio, la guida della tua vita.
È questo il grande fronte su cui combattere.
La vita è tragica.
Non illudiamoci.
La salvezza non è nella dolcezza mielosa tipo new age.
La fede è una atto di coraggio.
Le cose hanno una profondità inaudita.
I sentimenti sono una porta di accesso al mistero e non un parco giochi da zucchero caramellato.
Il sorriso che illumina ha conosciuto la disperazione.
Il successo nel business è piuttosto banale di fronte alle conquiste dell’amore.
I veri creativi donano figli alla vita.
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