Just do it

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Il quadro: Dietro la vetrina: acrilico su tavola, cm 70 x 100, con sovrapposta una lastra di plexiglass, fusa in certi posti con pistola termica.


Just do it


Un uomo (una donna). La vita.
Delle volte sembra proprio solo la punta di un iceberg.
Voglio dire quel piccolo angolo di consapevolezza. La punta. Tutto il resto è sommerso. E piuttosto poco visibile.


Già questo è curioso. Che se ne possa parlare solo in punta. Mentre un monte di cose che ci riguardano avvengono là dove il nostro sguardo non arriva.


E come potremmo dire – e diventare consapevoli – di un universo che è assolutamente fuori portata del nostro fascio di luce?


La cosa migliore è parlare semplice. Come bambini. Perché noi siamo bambini che cercano di far finta di essere diventati qualcun altro, per via del linguaggio un po’ più articolato e complesso che abbiamo acquisito.


Allora, torniamo indietro. Bambini, dicevo. Ed ecco le urla di chi sente la distanza tra ciò che sogna nel cuore e quel che succede. In tutto, anche e soprattutto nell’amore. L’amore? Non c’è anche qui quest’enorme distanza tra il sogno e la realtà?
Io mi lascio colpire dai colpi di scena. A volte, i più coraggiosi, e, soprattutto, le più coraggiose, mi sembrano essere quelle persone che decidono di lasciar perdere l’amore – tranne che l’amore irrompa di soppiatto e del tutto imprevisto nella loro vita… – di lasciar perdere l’amore, dicevo, e di dedicarsi a qualcosa che, in proprio, appaia degno di spenderci le energie e il tempo.


E la fantasia vaga tra le imprese di auto affermazione e quelle di maggiore generosità nei confronti del mondo e della gente.


Dal passato rimane questo nella nostra memoria: che dobbiamo essere utili alla vita, dare il nostro contributo.
I più immaginano che questo voglia dire mettere al mondo figli e provvedere al loro sostentamento e alla loro formazione.
Altri, pensano alla scienza, alla ricerca, alla tecnologia, alla medicina, all’informazione…
E alcuni, molto generosamente, si occupano di intere nazioni che stanno peggio, in salute, alimentazione e benessere.


La vita ordinaria, il mercato, tutte quelle cose che vediamo riflesse sullo schermo televisivo nei notiziari, non sembrano dotati di grande richiamo. Anche se sono le cose che occupano la maggior parte delle nostre giornate.


Come se fossimo prigionieri di un’organizzazione della vita che non ci regala la sensazione di essere vivi.
A volte la metafora della prigione sembra davvero appropriata – anche se mai nessuna popolazione è stata bene come noi.


Io dico che le inventiamo tutte per emergere da questa situazione. Per guardarci allo specchio, darci uno scossone e riconoscerci. Per sollevare il petto di fronte alla routine e poter raccontare un giorno che abbiamo perforato la calotta.


Mi sembra proprio che siamo continuamente lì ad architettare qualcosa che manifesti il senso delle nostre giornate.
Delle volte viene facile. Gli eventi scorrono nella dolce pendenza e il fiume si allarga aprendo orizzonti dolcissimi.
Altre volte è come attraversare un roveto. Graffi da tutte le parti.
Altre volte ancora è come tramare una fuga, rinchiusi in una prigione.
Sì, questa storia della prigione, di cui ho parlato con qualcuno.


La sera, spesso, siamo stanchi morti.
Ma, al mattino, è bello svegliarsi con le energie rinnovate e sentire il desiderio di vivere questa nuova giornata. Il che, spesso, vuol dire inventare qualcosa per lievitare la pasta delle cose.


Beh, la nostra epoca è stata quasi costretta ad apprendere questo: che la responsabilità dei nostri umori è nostra. E che non è più lecito dare la colpa agli altri o agli eventi.


Dunque, facciamolo. Just do it.



NOTIZIE


Da venerdì prossimo inizia la mia collaborazione con La Gazzetta del Canavese di Mario Damasio. Sono lieto di annunciarlo ai miei amici, soprattutto a quelli del Canavese. Quest’avventura – un terzo settimanale nel Canavese – mi sembra abbastanza folle da attirare l’attenzione. Non bisogna essere schiavi di stereotipi. Un’impresa folle può nascondere nel suo potenziale delle cose straordinarie.
Se andate a prenderla in edicola, venerdì, vi troverete un mio testo. Ma anche sarete avvicinati a qualcosa che sta nascendo dalle nostre parti. E non è escluso che qualcosa dei vostri sogni non si trovi riflesso in quell’avventura.


Inoltre desidero farvi sapere che con degli amici bellissimi – vedi la foto ciccando questo link – sto combinando un’avventura espositiva a Firenze. Probabilmente si parte già ad Aprile.
E’ lei la mia agente. Si chiama Angelita. Ha girato il mondo. Ora viene da Stoccolma. In pochi mesi ha setacciato Firenze da capo a piedi.

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