Mi racconto una storia
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Mi racconto una storia.
Come se la poesia fosse un piccolo fiore giallo che fa capolino ai bordi del bosco, verso Oriente, nell’ora in cui i gabbiani e le garzette si contendono la riva del torrente…
Scrivo meglio dopo cena. C’è più sangue nell’anima e più vino nel sangue. La pressione forse risveglia i responsabili delle connessioni neuronali. E se fossi con i miei amici di Bologna, questa sera, sarebbe il massimo. E anche i seni delle donne farebbero la loro parte, occhieggiando disinvolti dalla scollatura.
Sono qui, invece. La finestra aperta. L’aria ugualmente da vacanza. Tanti cari amici nel cuore. Fondamentalmente solo.
E ho in testa quest’idea che forse è più da regista o da scrittore. L’idea che mi sto raccontando la mia storia. Insomma, che la vita s’inventa quasi come s’inventa una storia.
Sembra quasi blasfemo. Eppure, ha un fascino particolare…
Ci dev’essere qualcosa di vero in questa fantasia.
Io mi racconto la mia vita. Mi sto scrivendo la sceneggiatura del mio film.
Lo so, sulla carta, sembra che ci sia molta più libertà, molti meno condizionamenti…
Nella realtà molte cose frenano i tuoi slanci pindarici.
Come si scrive il proprio copione nella vita reale?
Eppure c’è in questo cuore il sogno di essere responsabile dell’intensità della propria vita. Come il romanziere o il regista nel proprio lavoro.
So che le cose non s’inventano del tutto. Ma si tirano fuori dando una forma personale, audace, ardita, alle cose che arrivano e che già ci sono.
Me l’ha ricordato l’amica Catia. Carissima. Che sembra sapere molto, ma di molto, più di quanto io abbia mai saputo.
Io mi domando: ma come mai sono così ignorante? Come mai sono così imbecille?
Sarà forse per poter inventare meglio?
A volte troppo sapere inibisce l’invenzione.
Vorrei che fosse così.
Vorrei poter essere in grado di inventare la mia storia, ancora, e ancora.
Di raccontarmela.
Sfuggendo all’azione castrante delle notizie grigie, degli eventi pesanti.
Allora parlerei di un amore impossibile, di una passione irresistibile, di gesta che aprono, anzi, sfondano portoni e muraglie, di creazioni di cattedrali, di ondate liberatorie che attraversano il pianeta.
Parlerei del coraggio, della modestia, dell’integrità, del sostegno.
E non pensare che sarei nell’empireo. Ci sarebbe sesso ed erotismo in ogni pagina del racconto. Ci sarebbe meraviglia e senso del mistero. Ci sarebbe corpo esterrefatto dallo stupore. E musica. E le mani toccherebbero il divino.
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