Programmare per entrata casuale
Guarini Newsletter
Programmazione per entrata casuale.
– Guarda, io non me lo ricordo più… mi pare sia passato un secolo. Forse si tratta di un’altra vita. Allora era tutto così teso… ci si strizzava continuamente l’intestino. Ci si trovava, regolarmente, dopo cena. E si parlava, si pensava. Si voleva migliorare il mondo. D’accordo. Era bello. Eravamo amici. E tutto questo dava eccitazione alla nostra vita. Ognuno ci metteva il meglio. Però, eravamo sempre a spremere il dentifricio. E ne uscivano progetti, programmazioni. Sequenze logiche di passi da fare per raggiungere l’obiettivo. Era perfino facile, alla fine, metterli nero su bianco questi disegni. Quando avevamo partorito il nostro progetto, sembrava che il più fosse fatto.
Ma… – questo è brutto riconoscerlo… – Il fatto è che la vita non seguiva i nostri diagrammi di flusso. Eppure, erano così logici, così lineari. E ne traevamo un senso di sconforto. E ci ritrovavamo la volta successiva, decisi a rincarare la dose. Sì, aumentare la dose… ma delle stesse cose.
– E allora? Cosa è successo, dopo? – Dada versava il Verdicchio dei Castelli di Jesi nelle coppe, per accompagnare il vitello tonnato di fattura locale. Aveva intenzione di farlo parlare.
Dada si occupava, credo, di project management, o qualcosa del genere. E aveva una curiosità tenace, e una certa vocazione per l’elaborazione di teorie iperboliche.
Evgheny era incline alle chiacchiere, dopo cena. In fondo gli piaceva raccontare. Nel raccontare c’è sempre la possibilità di vedere, finalmente, il filo rosso che ha tenuto insieme gli eventi di un’avventura.
– Beh, parecchia acqua è passata sotto il ponte da quel periodo. E devo fare un salto piuttosto lungo. Un salto per arrivare al punto. Il momento è quando mi sono messo a fare il pittore. Sapessi che bella quell’esperienza di dipingere. Ma non è di questo che voglio parlare. Il punto che t’interessa è un altro. L’ho capito. E ci vengo.
Dunque, una volta che hai dipinto tanti quadri e che sei fiero del lavoro che hai fatto, ti rendi conto che ora si tratta di venderli. E questo vuol dire pensare a come muoversi, a come raggiungere i tuoi potenziali clienti. Insomma, le domande che ti vengono in testa riguardano la programmazione del tuo piano marketing – lo chiamate in questo modo, vero?
Sai, le prime cose che ti vengono in mente sono che devi trovare un mercante, far quotare i tuoi lavori su un Catalogo importante, organizzare un lancio in una grossa Galleria – insomma, sborsare un sacco di quattrini, affidandoti agli addetti del mestiere…
Ma io i quattrini non ce li avevo. E non ero neanche convinto che quella fosse la strada giusta.
– E allora? Che cosa hai fatto?
– Le salette comunali. Costano poco o nulla. Le manifestazioni Città d’arte a porte aperte. Costano niente, si va in piazza, ci si mette lì e si aspetta che la fortuna ti venga a visitare.
– Un po’ poco. Nessuna strategia complessa. Nessuna teoria…
– Aspetta. Non ci sono ancora arrivato. Passami ancora di quel Verdicchio.
Dada non si fa pregare. Versa ancora del vino nei loro bicchieri. E spalanca gli occhi.
– In quel periodo stavo evolvendo interiormente. Ero impegnato a mutare i miei atteggiamenti interiori, a trovare una sorta di filosofia personale che mi sostenesse in questa avventura. Volevo che la mia mente si aprisse, che uscisse fuori dagli schemi e che gettasse sulle cose uno sguardo nuovo. Facevo molte osservazioni su quello che facevo e che capitava. Ero diventato un attento osservatore di me stesso e degli eventi. Ero convinto che le lezioni mi potevano venire dall’osservazione diretta.
– Vieni al punto, Evgheny. Vediamo come e cosa ti ha suggerito un altro approccio alla programmazione marketing.
– Ci sono. Scusa se vado a salti.
Ecco un primo passo. Tu sai che sono un fumatore. Che ti devo dire. Tutti mi consigliano di smettere, ma l’idea non mi convince. Dunque, vado tutti i giorni dal tabaccaio per comprarmi le sigarette. Esco e dico: ora vado dal tabaccaio, mi compro le sigarette e ritorno in casa a pensare alle mie faccende. A studiare sui miei problemi. Vado dal tabaccaio, dunque, e non vedo l’ora di tornare a casa per applicarmi alle mie faccende. Vado dal tabaccaio e tiro dritto. Lo faccio nel minor tempo possibile. Non mi guardo né a destra né a sinistra. Il mio scopo e andare dal tabaccaio, comprare le sigarette e rimettermi al lavoro che mi chiama.
Tra casa mia e il tabaccaio, andata e ritorno, ci sono venti, venticinque minuti, tirando di buon passo. E io mi rendo conto che quei venti, venticinque minuti, sono come tempo perso. Tempi di angustia. Tempi vuoti. Tempi in cui penso: non vedo l’ora di tornare a casa e rimettermi col naso sopra le mie faccende. È un tempo stupido. Un tempo ansia. È poco tempo e non fa un gran problema. Però, la cosa mi colpisce. L’associo al mio modo di lavorare. Un obiettivo, quello che è necessario fare, farlo, raggiungere l’obiettivo ed è fatta. Nient’altro. Come nient’altro?
Sarà sciocco, lo troverai ingenuo, ma il fatto è che mi viene da fare attenzione a questa curiosa faccenda. Un tempo esecutivo, vuoto di ogni cosa. Andare da casa fino al tabaccaio, comprare le sigarette e ritornare, e finalmente rimettermi alle mie faccende.
Mi colpisce questa sensazione di un tempo vuoto, privo di senso, dal sapore rugginoso.
Allora mi viene un’idea. E se prendessi questo tempo come un tempo di opportunità? È un’idea insolita per me. Ma m’incuriosisce. Il tempo di trasferimento tra casa e l’obiettivo come tempo di opportunità! Santo cielo! E che potrà mai capitare.
Comunque, cambio atteggiamento. Non mi metto più a camminare a testa bassa e passi forzati. Cammino più lento e mi guardo intorno. Voglio vivere in questo tempo vuoto. Decido semplicemente di guardarmi intorno.
E incominciano a succedere cose nuove. Per esempio, incontro Paolo, della Ca’ Sport. Lo saluto e lui mi risponde con quello slancio gioioso che lo caratterizza. E io sento che quel saluto mi mette allegria. Mi dà qualcosa. Sono già di umore migliore.
Passo davanti alla libreria Il Punto e osservo in vetrina alcuni titoli che m’incuriosiscono. Entro e acquisto un paio di volumi. Volumi che successivamente mi daranno stimoli interessanti.
Il colpo più interessante è quando incontro Danilo, il panettiere. Ci fermiamo a parlare e mi dice che ha un alloggio a Cervinia e che se voglio andare ad esporre là, mi ospita volentieri (cosa che puntualmente verrà realizzata). Ma non si ferma qui, perché comprerà un mio quadro, faremo delle conversazioni stimolanti, gli venderò la mia vecchia tastiera e incoraggerò la sua vena artistica e musicale. Non ti racconto le nostre conversazioni filosofiche, a Cervinia, quando alla sera andavamo insieme a mangiare nella pizzeria del piazzale, da Benedetto e sua moglie egiziana…
Insomma, la faccio breve.
Da questa esperienza è nata la mia filosofia per la programmazione del marketing… e di ogni altra cosa. La chiamo programmazione per entrata casuale. Il che significa semplicemente stare attenti agli eventi, guardare, osservare e cogliere le occasioni che la vita ti offre. Seguirle con cura. Tutto qui.
– Ha funzionato?
– Accidenti, se ha funzionato!
Ti potrei raccontare decine e decine di episodi importanti per la mia crescita come artista che sono scaturiti da incontri casuali. La mia prima mostra importante, al Castello di mango, nel Roero, scaturita da un incontro casuale con un fantastico uomo, un giornalista de La Stampa, foglio di Asti, a Castiglione nell’astigiano. Oppure, per venire agli ultimi tempi, le esposizioni e i poster vetrina nella linea Aqtua, sono scaturiti da un incontro casuale tra Giovanni e i miei quadri esposti in un locale sotto casa sua…
Sarebbe un bel romanzo da raccontare, ma questa sera andremo troppo per le lunghe. Magari un’altra volta. Quello che ti voglio sottolineare e che da incontri casuali di questo tipo nasce non solo un’occasione, ma un grappolo di occasioni, che fanno poi l’allargamento del tuo successo, o cose del genere.
Tutto questo ti dà il senso del romanzo, dell’avventura, e perfino di una protezione superiore, una sorta di buona stella che veglia su di te. È una cosa ben diversa che strizzarsi l’intestino per mettere le mutande alla vita.
Dada lo guarda con intelligenza. Ha capito la logica del discorso Non commenta. Se non dicendo, in fine serata: beh, tutto sommato non è un male che continui a fumare!
Belle Notizie
sabato 5 marzo 2005, a partire dalle ore 18.30
Serata sul tema:
“Dare vitalità alla cultura organizzativa: espandere le frontiere dell’editoria di management”
Vi invitiamo a partecipare a questo evento in cui esperienze, idee, arte e musica stimolano un’innovazione pratica e concreta del mondo organizzativo. Saranno esposte alcune opere del pittore e filosofo Eugenio Guarini.
www.professionelavoro.net/eventi
presso: Villa Casa Biancalana SS.Annunziata LUCCA www.casabiancalana.it
AVVISO. Sono un pittore filosofo. Mando questa newsletter ai miei amici e conoscenti. Se non la gradisci inviami una mail con scritto CANCELLA. Se ti piace e pensi che dei tuoi amici la gradirebbero, iscrivili al sito. Se stai ricercando e vuoi metterti in contatto con me, scrivi, telefona (338.3207062) e parla di te. I miei quadri li puoi vedere nella Galleria del sito: www.eugenioguarini.it. Vi sono segnalate anche le iniziative espositive
Il quadro: Camminare nel vento (acrilico su tela cm 100 x 100)
Eugenio Guarini
http://www.eugenioguarini.it
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