Cose da pazzi

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Cose da pazzi!


Sulle questioni generali Fergus ebbe una riunione a tu per tu con Dio in persona. Almeno, in questo modo ce la vendette.
Quel che ci disse ve lo riporto tale e quale.
Per evitare sorprese sappiate che è Dio che prende la parola.


Ho deciso in questo modo. Lo ammetterai, sono io il Dio!


Fergus annuisce e china la testa. È il suo modo di dire di sì.
E Dio continua.


Vi darò il mondo che voi desiderate. Esattamente quello. Con poche riserve che non ti voglio rivelare.


Come sarebbe? – dice Fergus, con aria di protesta stupita – E questo mondo, con tutti questi casini, sarebbe quello che noi desideriamo?


A me non mi prendete per il fondello con le vostre dichiarazioni verbali. Non sono nato ieri. Vi ho fatto io. So di che pasta siete costruiti. Io sto parlando di quel che desiderate davvero, nel profondo del cuore. Dove ci sono tanti di quei pasticci che neanche te l’immagini. E dove ve la dovete sbrigare.


Potresti essere un po’ più esplicito?


Fino ad un certo punto. Il resto lo dovete decidere voi.
Desiderare è un processo profondo. E vi ci dovete impegnare. Ci sono scelte là dentro da operare. È compito vostro. Se il mondo che avete vi sembra ingarbugliato è perché sono ingarbugliati i vostri veri desideri. Prendete posizione e avrete un mondo diverso.


Volete la morte? E io vi do la morte. Volete la gioia? E io vi do la gioia. Volete una miscela di bene e di male? È esattamente quello che avete. Imparate a desiderare il bene, a desiderarlo a fondo. E avrete un mondo bellissimo.
Ho deciso così: gli darò il mondo che loro desiderano.
Lavorate sul vostro desiderio e tutto avverrà.


Noi lo sapevamo che Ferguson era un po’ matto. E in quanto tale, a volte ci folgorava con scintille di grande profondità, che lasciavano i nostri cervelli come scossi dal tocco della torpedine. Poi, fatta la sparata, se ne andava per i fatti suoi senza aggiungere né ai né bai. E non c’era modo di ottenere delle spiegazioni. Era matto, e i matti non spiegano.


E così, eravamo divisi tra la voglia di mandarlo al diavolo o quella di cercare qualche interpretazione ragionevole di quel che ci aveva appena rovesciato addosso.


Elga Stimmer, che portava sempre una scollatura da impedirci di pensare davvero, era decisa a considerare la sparata di Ferguson come qualcosa che meritava di essere ragionata. Lei faceva sempre così. A tutti i costi doveva trovare qualcosa di ragionevole e di positivo anche nelle idee più balzane. Era il suo metodo. Era esperta nella costruzione di cassette degli attrezzi creativi, aveva lavorato a lungo nell’ermeneutica delle cazzate, non era priva di genialità, ma le cose che diceva non riuscivano ad evadere dall’aura della pura gratuità.


Ci fece una lunga dissertazione che ascoltammo per buona educazione. Il succo del suo discorso consiste in quanto segue.


Noi siamo convinti che i miglioramenti si operano facendo delle azioni dall’esterno. Invece Ferguson, con questa trovata delle chiacchierate con Dio, ci spinge a pensare alla componente interiore delle nostre azioni: il desiderio. Ci dice che dobbiamo imparare a desiderare in maniera profonda e sincera, radicale, un mondo migliore. Ci dice: guarda il mondo là fuori, contro cui dici di lottare! Quello è lo specchio del tuo desiderio, contraddittorio e incoerente.
Sposta l’energia dalle azioni alle intenzioni. E scopri qualcosa di più su cosa significa volere e desiderare.


Fu a questo punto che Mario sbottò.
E chi sono io? Padre Pio?
Io non sono capace di fare miracoli. Là fuori ci sono problemi da affrontare. Ci vuole lavoro. Duro lavoro e intelligenza. Impegno costante. E strutture politiche e sociali che favoriscano, aiutino. Organizzazioni efficienti, regole giuste, divieti tassativi e punizioni per che sgarra…


Ne nacque un guazzabuglio di cui non è facile rendere ragione con le parole. Un casino. Naturalmente c’erano i favorevoli, i cautamente favorevoli, i perplessi, gli agnostici, i contrari, i decisamente contrari e quelli che sostenevano non valesse la pena parlarne…


Quando arrivò Gessica, con il vassoio, sorridente e pacifica.
Ho pensato avreste gradito un po’ di caffè…


Gessica, mentre spuntava la luna. Gessica già vestita di primavera.


Marcus disse forte la domanda che gli veniva dal cuore.
Ma perché per fare delle cose buone dobbiamo sempre litigare?


Hangar, sorseggiando il caffè, si pronunciò.
Nella nostra epoca abbiamo questa grane opportunità. Collegare con la ricerca di una spiritualità tutta fresca e nuova il nostro desiderio di avventura e di successo. Mettere insieme spiritualità e successo. E’ lo spirito di una nuova avventura.
Pensare creativamente è uno dei nostri sogni più grandi. Credere e vedere miracoli è anche un nostro desiderio. Dobbiamo trovare il modo di lasciar perdere la polemica, voglio dire quel modo di pensare e di parlare e di fare che si riassume in questo: io ho ragione e tu hai torto.
Esplorare il possibile, pensare alternative. Non è questo il destino degli ontonauti?


In un angolo del giardino sorrideva Gessica, mentre spuntava la luna. Gessica, già vestita di primavera.


Belle Notizie



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Il quadro: Festa di primavera (acrilico su cartone telato cm 70 x 100)

Eugenio Guarini
http://www.eugenioguarini.it

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