Luoghi dell’anima

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Luoghi dell’anima.


Oh sì! Come faceva a ricordarlo? Come poteva ricostruirlo? Anche solo per raccontarlo?
Chi era lei? Ieri così triste e oggi così felice?


Prima doveva guardare la luce dell’alba. Sapeva che era la prima cosa.
Guardare la luce dell’alba…


Quanto tempo era passato da quando… ?


Guardare la luce dell’alba. Era come la prima alba della sua vita. Era il vagito dell’universo che faceva eco alla sua nuova nascita.


La luce dell’alba era un cuore grato. Una gratitudine così intensa che quasi le scioglieva le ossa. Gratitudine fluida che la sollevava nell’aria e faceva tutt’uno col respiro del vento.


Ieri era un ramo secco ed oggi era erba bambina.


Quasi non c’era tempo per ricordare.
Era un tempo per celebrare, per cantare in versi, per essere musica. E basta.
Essere musica…
Questo era il segreto desiderio del cuore.
Essere musica, nell’armonia del cosmo.


E passò un’anatra selvatica. Così presto!
Solcò il cielo col suo collo allungato. La bellezza di quel volo!


Poi vide come in un film. Rapido, condensato. Quasi un video clip.
Sì, lo vide in tutta la sua durezza. Il dolore lancinante che le spezzava la speranza come una canna tranciata da un  machete. Una fiducia caduta a terra, ancora sanguinante di linfa. Sulla terra umida e nera.
Vide il volto di lui, quello stupido cretino… ma ora sembrava in balia di un vento tutto suo, uno che arrancava, un  po’ come tutti. E per quello, per lui e per quello che sognava su lui, aveva tanto pianto, aveva tanto disperato!
E poi vide anche le scene sul lavoro, con quella gente, respirando quell’aria. E vide il muro grigio su cui proiettava le sue delusioni, i sogni infranti, spiaccicati sulla malta come pomodori lanciati da una mano invidiosa, come uova spiaccicate e colanti.
E si vide la sera, accanto al letto, che pregava il suo Dio. E si contorceva il volto nella mani, trattenendo con le dita i contorni di un volto disfatto.


Un flash. Un video clip.
L’anatra selvatica ancora solcava il cielo. E l’alba era chiara.


Cos’era successo?
Come ricordarlo. Anche solo per raccontare…


A un certo punto si era arresa. Era stata una sorta di resa. Aveva smesso di lottare. E si era addormentata. Credeva di cadere nell’inferno. Il sonno era come la porta che si apriva nei sotterranei della terra. Si era arresa. Si lasciava cadere. Un attimo prima di addormentarsi si era sentita più tranquilla. E poi il sonno.


Ora era l’alba. E lei era un’altra.
Ieri, un ramo secco. E ora, erba bambina.
Stava sorridendo. E aveva voglia di fare.


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Il quadro: Luoghi dell’anima (acrilico su tela cm 100 x 100)

Eugenio Guarini
http://www.eugenioguarini.it

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