Categoria : Eugenio Guarini
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Fuori dalle trappole, nell’avventura.
Noi cercavamo di mettere in quadro le cose attraverso rapporti di meraviglia. Sapevamo che con le parole si potevano dipingere scenari. E lo facevamo, attenti a non restare intrappolati nel linguaggio.
Lo scenario era questo. La vita era un viaggio nell’essere. Avremmo imparato, poco alla volta, dimensioni nuove di essere. Tutto era come un romanzo d’avventura. Il tempo era una sequela di eventi che non potevamo prevedere, come in un gioco in cui non conosci le mosse dell’altro. Ma l’altro non era più l’avversario, bensì qualcuno che giocava con noi. Giocava.
Noi accettavamo di giocare con il caso – come si dice. E rifiutavamo il gioco a somma zero. Voglio dire, quello in cui io vinco e tu perdi. Perché? Perché in questo modo avremmo perso comunque. Infatti, moriamo.
Era una sorta di resa. Ma ci aspettavamo da questa resa di guadagnare tutto.
Per questo lavoravamo sulle nostre anime. Volevamo imparare a coniugare la passione e il distacco. A cercare fortuna e obbedire a una missione. Non sembrava impossibile. Una volta liberati dalle convinzioni che vanno per la maggiore – convinzioni al ribasso – tutto diventava possibile. Noi, nel vuoto della nostra sorgente, sapevamo di poter cambiare tutto, di realizzare ogni cosa.
La trappola era nelle solite cose: soffrire per l’abbandono di un amante, soffrire per la violenza dei capi, soffrire per le incertezze del mercato, soffrire per la ripetizione dell’uguale…
Il punto è che noi avevamo qualcosa dentro. Qualcosa da fare nella vita. Una nostra missione, da fare a modo nostro. Questo era il nostro sogno. Il resto era un gioco. E ci impegnavamo in questo gioco. Stavamo attenti alle mosse delle cose. Ma credevamo che, in fondo, il tempo era dalla nostra.
Eravamo un po’ folli a pensare queste cose. Ma la nostra follia trovava riscontri quotidiani. Non potevamo mai dire che avevamo la verità in pugno. Ciò non ostante gli eventi ci davano ragione. Non era una dimostrazione, ma alimentava la speranza.
Credevamo nei nostri sogni, credevamo che la vita e gli eventi ci erano amici, ci addestravamo a vedere e cogliere le opportunità, eravamo distaccati nel nostro impegno appassionato, e ci davamo da fare secondo i ritmi del nostro corpo. Anche i pensieri li prendevamo come doni del cielo. E le nostre decisioni erano eventi nella nostra testa e impegni della nostra volontà.
Il paradosso non ci spaventava: al contrario, era quasi un segnale incoraggiante. E sentivamo di amare…
Belle Notizie
Il quadro: Spero in qualcosa di meglio (acrilico su tela cm 100 x 100)
Eugenio Guarini
http://www.eugenioguarini.it
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