Lo so, certi momenti…

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Lo so. Certi momenti…


Come quando sali sul tetto, di notte, e guardi le stelle. E senti come tutto è immenso. Assolutamente fuori di ogni controllo. E tu ti domandi: ma che cazzo è questa cosa che chiamiamo vita? E la mia vita, cos’è? E ti rendi conto – immediatamente – che con tutta la tua intelligenza, la storia che hai alle spalle, la cultura, le scienze, e anche i tuoi tentativi di entrare in contatto con le forze divine… Insomma, che c’è qualcosa di essenziale che ti sfugge.


E che è curioso, perfino paradossale, che con tutta questa voglia di vita e di sapere che ti trovi addosso per il solo fatto che sei sveglio e che vedi e che senti, che tu sia lì, come un allocco, consapevole che ti trovi solo sulla buccia di una sorta di coscienza…


Lo so. Certi momenti, anche tu senti cose del genere.
Poi no. Poi, quando sei con i colleghi, e quando progetti, e fai le telefonate, guardi il tuo conto corrente su Internet Banking, quando vai in negozio, quando traffichi con quello stronzo di…, tutto questo scompare. E ti sembra di essere più normale. E ti dici, che è meglio scrollarsi di dosso certe situazioni, voglio dire, che cosa mi può servire farmi certe domande? Voglio dire: bisogna vivere, entrare nel gioco, le regole sono queste, la concretezza è qui. Non posso mica rimanere sospeso nella mia ignoranza!


E se rivai alla tua storia, spesso ti domandi: ma perché è successo questo? Cosa mi ha portato a quelle decisioni? E tutto il resto, le conseguenze, la concatenazione degli eventi che semplicemente sono accaduti… Dopo, da lontano, sembra infatti che gli eventi, anche quelli che allora hai deciso, siano semplicemente avvenuti. Insomma, che anche la tua decisione più che una causa di qualcosa di successivo, sia un fatto avvenuto. Causato da chi? Da cosa?


E, se non stai vigile, ricadi in quello stato d’animo perplesso che hai trovato sopra il tetto della tua casa, guardando le stelle.
In quella prospettiva, tutto ciò che hai imparato, tutta la potenza della tua mente, ti appare come un circolino ristretto, avvolto da un oceano di ignoranza e di incertezza.


Eppure, anche alla luce di quell’intuizione, tu avverti quanto quel tuo sforzo quotidiano di capire, di fare, di prevedere, di progettare sia nobile e importante. Quel tuo lavorare nell’incertezza e cercare riscontri alle tue congetture, quel tuo darti da fare per chiarire un po’ di più la situazione, per portare avanti il progetto, per trovare il rimedio, o la strategia migliore per arrivare a quel punto… tutto questo, appare anche più nobile e valido. Qualcosa che dice la tua grandezza proprio nella dimensione aperta dall’infinita ignoranza e dall’incertezza avvolgente.


E senti come una voce di cuore che dice: sì. È così che bisogna fare. Sì, sei un sì e questo ti fa grande.
E allora lo ribadisci: andrò fino in fondo.



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