Fallo! Poi spiega come ci sei riuscito.

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Fallo! E poi spiega come ci sei riuscito.


Le nostre conversazioni – l’estate scorsa – avvenivano sempre vicino allo stagno. Mi piaceva appartarmi un po’ con lei oltre la boscaglia, in quel luogo delizioso, alitato da una brezza leggera e saturo dei profumi intensi delle ninfee.


Benché giovane, Linda, era stata capace di raccogliere un sacco di intuizioni penetranti a proposito di creatività e io l’ascoltavo con molta eccitazione. Senza toglierle gli occhi di dosso.


Mi sono scrollata di dosso, a un certo punto, quella mentalità da eterna studentessa. La scuola, un master dopo l’altro… sai? Un giorno ho intuito qualcosa.. e mi sono decisa. Semplicemente. Azzerando la situazione.


Era una sorta di blocco mentale. Non ero mai pronta e, più studiavo, più immaginavo di non essere ancora pronta e di avere bisogno di un master successivo…


Mi capisci?
La conosci, vero, questa sindrome?


Vedi, nella scuola, non so proprio perché, si privilegia sempre la spiegazione, le regole, le cause, eccetera… Come al Liceo… la grammatica, la sintassi, l’analisi morfologica, e via discorrendo…


Sembra che in quel modo si risponda alla domanda più che legittima di chi vuol sapere come si fa a …
È la logica dei manuali, soprattutto quelli all’americana.
Si pensa davvero che quando uno ha imparato le regole di una tecnica creativa, basti applicarle e spuntano fuori come d’incanto i prodotti creativi.


Scuote un po’ la testa, voltandosi verso l’acqua. Poi mi guarda sorridente e allarga i palmi della mano…


Mi sono data una scossa e ho detto: meglio imparare a farlo che imparare a dire come si fa! E mi sono immersa, gettata in acqua.


Per imparare a fare una cosa è meglio incominciare a farla. E poi, rifletterci sopra, dopo. Riflettere su qualcosa che è successo davvero.


Piuttosto che spiegare come si fa, vorrei invitare a spiegare come l’hai fatto.
Questo ti serve davvero. Non tanto per irrigidire e pietrificare il processo di creazione, quanto per fissare dentro, in maniera digerita e consapevole, una strategia che hai seguito intuitivamente e che rischierebbe di passare inconsapevole e di rimanere bambina…


La consapevolezza è sempre un aiuto, fa crescere. Ma dev’essere postuma. Come il tuo Hegel diceva della Filosofia, che è come la civetta, che si leva in volo sul far della sera, quando le cose sono già avvenute.


Io non nego che si possa costruire un buon romanzo, un film, una pièce teatrale, partendo da certe regole strutturali. Ma, nel mio caso , il lavoro mancherebbe di quella magia che lo stato di grazia consente. Insomma, risulterebbe troppo freddo, artificioso.


Un artista deve esercitarsi continuamente. E un artista appassionato del suo mestiere lo fa di suo. Credo che cresca su se stesso e sui propri tentativi di nuotare nell’acqua che ha scelto.
Aggiungendo a questi tentativi un lavoro di consapevolezza, anche intensa, ma che morda su un precedente lavoro di performance.
E un manager è in una situazione diversa?


Anche nella gestione delle proprie risorse personali l’eccesso di analisi non consiste tanto nel bisogno di consapevolezza che l’analisi persegue. No, no, la consapevolezza è sempre un aiuto fondamentale. La consapevolezza aiuta la performance.
La sbrodolatura sta invece in quell’inclinazione dell’analisi a tradursi in ingiunzioni: devi fare così, devo proprio mettermi in questa posizione, non devo più, dovrei piuttosto, devo assolutamente… A forza di raccogliere liste interminabili di ingiunzioni, … non succede praticamente nulla. Bisogna rendersene conto.


Invece di ripeterti cosa dovresti fare, fallo. E poi prenditi il gusto di dire come hai fatto.



I quadri. Ho terminato le tele e devo aspettare la prossima fornitura per farne dei nuovi. E non è un male che questo succeda ogni tanto. Rischierei, altrimenti, di dar fondo a tutti i miei risparmi, prima del ritorno dalle vendite.
Perciò, riesumo dei quadri del passato. Come questo, allegato, per esempio. Si chiama Ascoltare la voce dell’acqua, ed è anche lui nella sede della Hypo Alpe Adria Bank di Vicenza. Oltre ad essere molto bello, mi ha ispirato questa newsletter.

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