alberi del ricordo

Il diario di mia madre

Il quadro: “Alberi del ricordo” 

Sì, la nonna mi proteggeva. Oltre ogni ragionevole dubbio, direi. Dalle botte di mia madre (Me le meritavo, nessun problema). Mi diceva anche, pensando alla sua morte: “Se si può tornare, quando sono morta, ti vengo a trovare, bimbo mio”. Sapevamo entrambi che non era consentito. Però, me lo diceva. E io, era come se ci credessi.

 

Quando trovai il diario di mia madre e scoprii che si sentiva tradita dalla nonna. Fu un colpo. Naturalmente tenevo anche per mia madre – sapevo che mi adorava. Il fatto che mi menasse non significava niente.

 

Fino a quel momento non ero entrato molto addentro al suo dolore. Avevo assistito ai violenti litigi con mio padre. Mi straziavano, ma forse facevano parte della vita. Mi spaventava vederla in preda a una crisi che la faceva svenire. Ma mi facevo forza e la svegliavo, da adulto: le spruzzavo dell’acqua in faccia. Una volta la schiaffeggiai, perfino! Poi la intrattenevo, cercavo di distrarla. Istintivamente ero già un terapeuta!

 

Perché mia madre era tanto infelice?

Probabilmente mio padre la tradiva.

Ma c’era tutta una storia che dava un significato più complesso agli eventi. La storia era in quel diario.

 

I nonni materni nel 1901 erano emigrati in America a cercar fortuna. Il nonno era una maestosa figura di pioniere. Era riuscito a mettere su un’attività che rendeva. La nonna ebbe 4 figli, la più piccola era mia madre. Veniva a partorirli in Italia, come facevano molti emigranti. Così come venivano a investire in Italia i guadagni americani. Avevano comprato una grande casa e un podere a mezzadria. Poi ritornavano in America.

La nonna però non si adattava all’America e aveva nostalgia della sua terra. D’altra parte c’erano le proprietà italiane da amministrare. Fu presa la decisione che lei sarebbe ritornata stabilmente in Italia e avrebbe preso con sé la più piccola. La famiglia risultò così divisa. Mia madre, nel suo diario, esprimeva il suo dolore per non essere rimasta con i fratelli.

 

Passarono gli anni. Il padre e i fratelli si inserirono perfettamente nella società americana. In Italia non sarebbero più tornati a vivere. Mia madre, divenuta adulta, incominciò in segreto a preparare le pratiche per il ritorno in America e il ricongiungimento con i fratelli. La nonna, cui queste trame non sfuggirono, elaborò la strategia per impedirne il successo.

 

Portò mia madre in villeggiatura a Viareggio, divenne improvvisamente prodiga con i vestiti e la vita di mondo. L’incontro di un giovane ufficiale della Marina Militare, allora all’Accademia Navale di Livorno, fu l’evento risolutore. Mio padre e mia madre si sposarono. E io nacqui nove mesi dopo. Il ritorno in America svanì durante la luna di miele.

 

Purtroppo il matrimonio non fu felice e la nonna non tardò a rendersi conto che sua figlia soffriva. Ma ormai la cosa era fatta e il divorzio non era tra le soluzioni possibili allora. Vivevamo nella stessa grande casa e non poteva ignorare i litigi continui e violenti tra quei due genitori. Che effetti avrebbero avuto sulla sensibilità irrequieta del ragazzino?

 

La nonna mi proteggeva. Prendeva le mie parti quando mia madre mi puniva per le mie marachelle. Io ne traevo vantaggi. Faceva parte della normale amministrazione delle vicende quotidiane.

Nel corso di una sassaiola con gli altri ragazzi il vetro di una finestra andava in frantumi? I proprietari venivano a lamentarsi con i miei? La mamma era pronta a tirarsi su le maniche e a darmele di santa ragione. La nonna interveniva: “Lascialo stare quel povero ragazzo!”, e mi poteva andar bene.

La nonna aveva la seconda elementare. Aveva una grande energia vitale. Intuiva qualcosa che la spingeva a proteggermi. Magari era anche un senso di colpa. Ma per lei questa parola sarebbe stata una stupidaggine. La vita bisogna affrontarla per com’è.

 

Quel ragazzino ebbe in seguito una vita piuttosto agitata e turbolenta che gli ha procurato tante ferite, ma anche tantissime gioie. Oggi, che ha oltre 75 anni, la pensa come sua nonna. Ama la vita così com’è. Sente una folle energia dentro di sé. E sa che dalle ferite può nascere una grande forza.

Ma adesso non gli interessa trarre qualche lezione dagli eventi. Quello che gli interessa in questo momento è rivivere quei ricordi con la sensazione piacevole di aver vissuto. Anche se si domanda se era proprio lui, quello lì che riaffiora alla memoria.

Categorie: Eugenio Guarini