Madre Teresa e il silenzio di Dio

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Madre Teresa e il silenzio di Dio


Mioddio!, che meraviglia. Insomma ti muovi e le cose si muovono e tu resti a bocca aperta ad ogni giro di tempo. Adesso vi racconto questa, perché, secondo me, merita di essere registrata. Io l’ho semplicemente registrata.
Dunque, cominciamo da qui.


Ieri, voglio dire l’antivigilia di Natale, mi succede di vedere alla televisione un servizio su Madre Teresa di Calcutta. Lo sapete già, io ci piango quando vedo queste figure. Poi questa donna qui, questi quattro soldi di cacio di donna albanese, mi fa un’impressione della madonna. Un’affarino così, che a mala pena mi arriva alla cintura, … una forza della natura! Qualcosa di unico di eccezionale: quante cose meravigliose ha combinato e messo in moto. E che grinta nel perseguire il suo sogno. Lo sapete già che queste figure mi smuovono il midollo fino al coccige. E ci piango sopra, di commozione.


Ma si tratta di una faccenda più specifica. Qualcosa che non sapevo. Insomma, vengo a sapere dal reporter – una bella donna, intelligente, che commenta bene – vengo a sapere che Madre Teresa, per ben cinquant’anni ha vissuto quella che si chiama la notte dell’anima, il silenzio di Dio. Insomma, che non sentiva Dio. Di più, che si sentiva non voluta.


Ma cazzo! Dico io. Non è straordinario? E istruttivo?
Ma ci pensi? La storia dei mistici. Io ne ho letto un po’. E un po’ lavoro d’immaginazione sulla base della mia esperienza. E diversi, non so quanti, parlano di questa notte dell’anima, del silenzio di Dio. Il che, in soldoni, vorrebbe dire che tu parti per la tua avventura generosa nel mondo e nella vita, spinta dall’intimità d’amore con Dio in persona, e ti metti a fare del bene fino alla follia. E, a un certo punto, ti rendi conto che Dio non c’è, che è assente, che non ti parla più, e sospetti perfino che non ti voglia.
E questa donna, parlo di Madre Teresa, per cinquant’anni ha continuato nella sua dedizione d’amore per questo Dio assente, perfino col sospetto di non essere voluta.


Sono rimasto colpito da questa notizia. Ed ecco quel che ho pensato – voglio dire i pensieri che mi sono venuti in mente.


Primo. Dio non è in contatto telefonico con nessuno. Non ti parla né ti scrive. La gente, che ne sente il bisogno, si avvicina a Dio solo attraverso l’immaginazione. Cioè l’immagina vicino e immagina di fare qualcosa della propria vita che corrisponda a un desiderio di Dio stesso. Immagina di parlargli e di sentire la sua voce nelle parole che la propria immaginazione suggerisce. Immagina di interpretare i segni che gli manda attraverso gli eventi.


Secondo. Questa forma di fede, consapevole della propria mancanza di sapere certo, dipende tutta dal piacere intimo di fare cose belle e buone. Non si appiglia a dogmi dottrine e definizioni. Non osa dire che altre fedi e dottrine sono in errore. Non è interessata a difendere una bandiera contro le altre. Sa benissimo che fedi e dottrine e dogmi sono servite e servono a giustificare azioni nefaste e mortifere. Non necessariamente, ma di fatto. Perché quando qualcuno arriva ad affermare che Dio è con lui, che Dio lo vuole, può succedere di tutto, anche i crimini più feroci – come vediamo e come sappiamo dalla storia.


Terzo. Immagina i primi tempi in cui hai capito di esserti innamorato, o innamorata. Ricordi che slancio del cuore? E poi, all’improvviso, ti sei reso conto, ti sei resa conto, che lei, che lui, non c’era più. Addirittura che non ti voleva più.
Ricordi? Ti sei trovata di fronte, ti sei trovato di fronte, all’alternativa di abbandonare tutto, come si abbandona un’illusione, o di essere fedele all’amore che in quell’innamoramento ti si è mostrato. E hai fatto la tua scelta.
Hai fatto la tua scelta. Che ha mille ragioni.
Ma ora considera quello che ho saputo di Madre Teresa. Che a un certo punto non ha più sentito la vicinanza di Dio, del Dio che amava. Cinquant’anni è durata quest’assenza di Dio. E questi quattro soldi di donna ha forse smesso d’amare?
Io, ti giuro, sono impressionato dalla portata di questa notizia.


Quarto. Le fedi, quando diventano bandiere e appartenenze, non significano più un cazzo. Il silenzio di Dio è un gran dono. Consente di abbandonare il senso di appartenenza e di giustificazione che deriva dal militare sotto uno stendardo. Consente di scoprire che la grandezza umana stà nella consapevolezza che il bene e il bello valgono la pena in se stessi. E che tu sei grande non perché hai un Dio Grande. Ma hai un Dio Grande perché hai sposato la grandezza.


Natale è questo: nascere alla Grandezza.


Il quadro si chiama Madeleine. E’ un acrilico su tela, 80 cm x 140 cm.

Categorie: Eugenio Guarini