Traghettare

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Traghettare?


Ho sentito con una certa impellenza di spirito che il mio compito era tracciato da queste semplici parole: Da qui a lì. Come se avvertissi che la trasformazione, il cambiamento importante per la mia vita – forse per la vita di ogni uomo e di ogni donna – fosse percorrere con coraggio, con decisione, con fede, un piccolo tratto. Un piccolo tratto che separa, o collega due dimensioni dell’essere. Perché – anche questa immagine mi è familiare – l’essere è fatto a strati, come una cipolla…


Passare da questo a quello. Superare tutte le forze entropiche che ti trattengono qui, passare anche attraverso l’angoscia, il dolore dell’anima, forse il dolore del corpo, ed entrare di là.


Forze che rendono quel piccolo tratto quasi un muro invalicabile. Invalicabile innanzitutto nell’immaginazione. Perché, come fai ad immaginare che c’è un altro modo di essere? di sentire? Di pensare? E se non riesci ad immaginarlo, come fai a realizzarlo?


Ma la fortuna è stata di intuire, di sospettare, che nelle angustie che nel qui io avvertivo c’era come un richiamo. Fonte di una fiducia possibile, di un atto anche folle, di per sé sufficiente a mettersi in cammino.


È come se nella pianta ci fosse, in incognito, il desiderio del fiore, e nel fiore ci fosse – in incognito – il desiderio del frutto.
Nel momento in cui questo incognito diventa un po’ consapevole, s’innesca il processo. L’avventura. E incominci a diventare altro. E l’altrove incomincia a diventare qui.


E allora, mi è venuto un secondo pensiero. Che io potessi fare il traghettatore. Che forse, questo sarebbe stato il mio dono alla vita. Essere un traghettatore per altri da qui a lì.
E l’unico modo di saperlo davvero era quello di provarci.


Ecco, è tutto qui.


Belle Notizie


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Il quadro allegato a questa newsletter è stato iniziato ieri durante la visita di Massimo. Questa mattina è maturato fino a diventare un’idea chiara. Si chiama Da qui a lì. E’ un acrilico su tela, cm 100 x 100.


 


 

Eugenio Guarini
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