A Torino
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il quadro si chiama “Forte tendenza a salire”. Tenta la rappresentazione di un particolare sentire, più che di un concetto astratto.
Torino è bella.
Mi son messo camicia e giacca questa mattina per andare a Torino. Pantaloni scuri e scarpe nuove.
Ci sono quartieri nuovi che ho scoperto per caso e m’incuriosiscono, lungo la via Orvieto e poi Viale Umbria.
L’emozione di rendersi conto che la città dove hai vissuto da studente è cambiata.
Trovo che Torino è diventata più bella.
Comunque la voglia era di attraversare la città a colpi di poesia. Per questo bisogna essere animati da intensa nostalgia oppure da innocente e spudorata curiosità da ragazzino. Era questa seconda la mia condizione.
Ho visitato un paio di librerie.
Oggi le librerie sono un’esperienza.
Non più un semplice il negozio dove si acquistano i libri.
Senti a tal punto il richiamo della vita del pensiero e del conoscere che resti preso nel giro. E diventi d’incanto membro di una comunità vastissima, multilingue, sparsa in tutto il globo, che pensa, parla, considera, rappresenta, muove la testa.
Ho acquistato il libro di Giuliana Sgrena, Il prezzo del velo. Dopo aver letto le Figlie dell’Islam della Gruber mi sono appassionato al tema. Ho divorato Mille splendidi soli di Hosseimi, e poi mi sono ritrovato in mano il delizioso e poetico lavoro di Fatema Mernissi, La terrazza proibita.
Ho in cominciato a sognare iniziative pittoriche sulle donne velate. Ne ho parlato anche con Federica Ghetti, di Manager Zen, trovandola sulla stessa lunghezza d’onda. Mentre Lilli Gruber mi ha gentilmente tenuto a distanza.
Questo è un tema importante, mi ripete una voce dentro. Con quel gusto che sento ogni volta che mi accosto a qualche pensiero vitale.
Ho voluto procurarmi anche il libro di Mancuso, L’anima e il suo destino. Se ne parla molto dappertutto è ho l’impressione di trovarvi idee che avvolgono anche i miei pensieri.
Ma è su un altro testo che mi sono precipitato – per qualche ignota e inesplorata ragione. Quello che Yasmina Reza, bellissima drammaturga quasi cinquantenne – da innamorarsene! – ha dedicato a Nicolas Sarkozy – “un uomo che vuole fare concorrenza alla fuga del tempo”. S’intitola molto poeticamente “L’alba la sera o la notte”.
Ho sistemato una nuova gettata di quadri nella pizzeria di corso Casale (qualche immagine qui) e sono ritornato a casa per mangiare rapidamente qualcosa e fiondarmi al parco del Castello per divorare le 190 pagine del volume.
Bella la scrittura. Molto scattante e vitale. Da drammaturgo.
Arriva da quelle pagine uno spirito di determinazione libera che viene ad evocare dentro di me qualcosa di analogo. Una voglia di muovere la vita, un desiderio di plasmare con le mani, di iniettare con le parole.
Se il tempo lo permette, leggo e scrivo all’aperto. Il parco del Castello, il lago di Viverone, Pratiglione alto, o l’area attrezzata attorno ai laghetti di Pertusio… sono spazi vicini e adatti all’intenzione. Voglio convincere il mio corpo a ritrovare l’energia di un tempo, la snellezza interiore del ragazzino che lo abita.
L’impegno per rinnovare, rinfrescare, rigenerare la propria esistenza parte sempre da una decisione interiore. È il pensiero che disegna la vita. E questo disegno, prima di arrivare al mondo, attraversa il corpo.
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