Il valore dell’espressione
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Il quadro: Intese strategiche (acrilico su tela cm 100 x 100). È un quadro in qualche modo umoristico, forse autoironico. Insomma accosta un tema serio con un atteggiamento leggero. Rendendolo in questo modo accessibile e democratico…
Il valore dell’Espressione.
Il significato dell’Espressione è mutato nel corso di questi decenni.
Me ne sono accorto gradualmente e in proprio.
Malgrado conoscessimo fin dai primi decenni del secolo scorso le tesi di Benedetto Croce sull’identità tra forma e contenuto, pensavamo che questo valesse solo per le forme più elitarie dell’arte.
Nella vita quotidiana – più simile alla prosa che alla poesia – la convinzione comune era che prima c’era il contenuto (uno metteva a fuoco cosa dire) e poi c’era la forma con cui l’esprimeva.
In questo senso il valore veniva assorbito tutto da un processo di pensiero che precedeva il momento espressivo – che, dal canto suo, finiva per diventare secondario o puramente strumentale.
Delle volte questa separazione tra forma e contenuto finiva per rasentare l’immoralità. Come nel caso della Pubblicità dove la sostanza (indurre ad acquistare la cosa) poteva essere perseguita con forme bellissime e … totalmente menzognere.
O nel corteggiamento. Dove gli approcci poetici e romantici venivano messi in scena come una recita ben congeniata al solo scopo di … andare al sodo.
Ma, al di là della menzogna, gli amanti della forma espressiva sapevano che essa non è semplice ancella di un contenuto che ha i suoi natali in maniera indipendente. Essi hanno sempre aspirato ad avere un ruolo attivo nella nascita stessa del contenuto. E questo non solo nell’alta poesia lirica, ma anche nella prosa della vita quotidiana.
Ed è proprio quello che è successo ai giorni nostri. Sotto sotto. Tra le pieghe dei discorsi altisonanti. Quasi nell’ombra.
La creatività è diventata momento sorgivo del mondo sostanziale, del contenuto, delle soluzioni, dei fatti, dei progetti che si realizzano, dall’azione stessa. Come nel design così nella vita!
E in questo, c’è da pensare che si ritornasse all’esperienza originaria della potenza della parola. Consegnata, per esempio, nella tradizione biblica, alla circostanza che Dio non disse a parole quel che aveva già creato, ma lo creò dicendolo.
Ed è così che oggi cerchiamo di creare la nostra storia creando i nostri pensieri, le nostre immagini e le nostre azioni con la parola. Tu diventi le parole che dici – si legge in molti manuali dedicati a questo tema.
E questo non significa certo che si possa parlare a vanvera impunemente. Anche la parola – quella umana per lo meno – come strumento per cercare e tentare, aspira ad ancorarsi in qualcosa di oggettivo e solido. In modo che inventare venga a coincidere con il trovare.
Eccolo il nostro miraggio: inventare uguale scoprire.
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