Che dire…?

Guarini Newsletter.


Che dire…?


Delle volte mi domando da dove arrivi a certe persone quell’intelligenza delle cose che mostrano di possedere in grado così intenso. E lo capite che sto parlando di Sheila. Una rivelazione per tutti noi.


Venne ad aprire il primo centro di elaborazione dell’esperienza. L’idea veniva da lei. E il piccolo gruppo degli iniziatori era pronto a tutto ma non sapeva cosa aspettarsi e dove si sarebbe avventurato.
Sheila dava l’idea di una bionda per via del suo velo giallo oro, ma era nera. Nera negli occhi e nei capelli. Nera e profonda. Te n’accorgevi quando i suoi occhi incontravano i tuoi.


Quando hai passato l’intero pomeriggio di una domenica d’agosto a pulire la cantina lo capisci meglio che c’è una differenza. La differenza ti salta agli occhi. Sto parlando della differenza tra il dire e il fare, fra l’essere di chi si limita a dire e l’essere di chi fa.


Sì, non ho il minimo dubbio, questa giovane donna aveva riflettuto quotidianamente su quello che viveva. La sua bellezza non era una semplice dote fisica. In lei c’era qualcosa di conquistato, lavorando sull’anima.


Non mi dispiace iniziare i nostri corsi con quest’osservazione. È, infatti, basilare. Molti di noi oggi sono vittime di un’illusione in qualche modo legata al processo di scolarizzazione. Al prestigio che nei secoli ha acquisito la cosiddetta vita intellettuale.


Cercavo d’immaginare Sheila quando leggeva. Il modo in cui s’immergeva e prendeva la distanza. Il modo in cui coltivava le sue reazioni spontanee e ne faceva un orto da coltivare…


Di cosa si tratta? Può essere detto in termini molto semplici e diretti: molti di noi pensano che quando hanno detto qualcosa è come se l’avessero fatta. Ecco – può dire una ragazza – bisogna che io sia libera e autonoma, che non dipenda nei miei umori dal comportamento del mio ragazzo. Sì ho capito che devo godere della mia autonomia. Sono una donna libera. Non dipendo da nessuno e posso fare quello che voglio.
Ecco una ragazza può dirsi queste parole, o cose del genere, per settimane, mesi, anni. E illudersi che avendolo detto è come se si fosse realizzato.


Di fatto, averlo detto, averlo capito anche, non è ancora nulla. Perché non è ancora successo nulla. Una ragazza può dire questo con grand’eccitazione e convinzione, ma alla prima delusione da parte del suo ragazzo cade in depressione, o sbotta di rabbia e di rancore.


Una ragazza può dire: voglio che la mia cantina sia pulita e ordinata, voglio buttare via quella montagna di cianfrusaglie che mi legano al passato e che, d’altronde, non uso più da anni. Ma oggi è una giornata calda, troppo calda. E andare a pulire, oggi, è troppo faticoso.


Mi toccava, in qualche modo. Questo discorso mi riportava ai tempi dell’insegnamento. Cosa c’è di più esaltante che fare il professore di filosofia? Ebbene, era vero: dopo aver letto libri fantastici, dopo aver elaborato in proprio idee meravigliose, sì, lo confesso, mi sembrava di aver già raggiunto un modo di essere corrispondente. Ma non era vero. Avevo solo eccitanti parole in bocca e pensieri pieni di bollicine nella testa.


Insomma, il dire cose intelligenti e positive, può dare la sensazione di averle già raggiunte, ma non è così. Fare e conquistare implica sempre il superamento della propria zona di comfort – come la chiama la moderna psicologia umanistica. Che vuol dire? Vuol dire, lavare il pavimento, pulire la cantina anche se fa caldo, anche se ti riempi di sudore e la polvere ti si attacca ai capelli. Vuol dire andare per quel sentiero anche se ci sono le ragnatele e i rovi ti graffiano le braccia.
Le ragnatele e i rovi pensati non sono quelli reali. Ma per essere realmente bisogna passare attraverso le ragnatele e i rovi e il calore e il sudore e la fatica reali. Non solo attraverso quelli pensati.


Sarà stata la sua bellezza, o qualcos’altro. Io tendevo a darle ragione, per quanto mi riguardava. Ma anche per quello che avevo sentito da amici e amiche molto vicine. Quel ripetere per anni lo stesso ritornello – ideale, per carità! Ma senza che niente testimoniasse che un cambiamento era davvero avvenuto…


Vuol dire che se una ragazza dice: il giorno in cui incontrerò il mio principe azzurro, allora sì avrò la forza di attraversare la foresta, graffiarmi anche e camminare con i piedi scalzi sulla neve – se una ragazza dice questo, sta mentendo a se stessa… Non ha intenzione di turbare la sua rispettabile tranquillità, di graffiarsi le bianche braccia levigate dalla crema ogni mattina, non ha intenzione di sentire il fastidio delle ragnatele sul volto e tra i capelli… e non lo farà mai per nessun principe azzurro!


Beh, qui c’è da avviare una trasformazione – pensavo – Molto di più. Una mutazione “genetica”. Lo sapevo che l’immaginazione apre la strada. Se qualcosa puoi immaginarlo, sei capace anche dir realizzarlo – diceva il mio motto. Ma di quale immaginazione stiamo parlando?


Qui – nei centri di elaborazione dell’esperienza – vi è stato assicurato che impareremo da dire in maniera personale e autonoma quello che capita. Ed è vero. È questo il nostro scopo. Ma sarebbe una grossa illusione immaginare che il dire sostituisce il fare. Il fare comporta fatica, e graffiature, e sudore, e spesso dolori alla schiena.


Allora io vorrei che prima di partire per quest’avventura, voi vi rendeste conto di questa differenza. Che, rendendovene conto, accettaste che la sfida sta nel fare. Uscire dalla zona di comfort. Sudare. Alzarsi mezz’ora prima. Percorrere quel chilometro in più… E che qualsiasi cosa voi riuscirete a dire in maniera autonoma, libera e creativa, prima di essere detta dev’essere fatta. Che le parole raccontano quello che avete fatto e mai lo sostituiscono.


Sheila era luminosa nella luce della sera. I suoi gesti energici e dolci insieme. C’era una grande compassione nei suoi occhi neri, ma nessuna tolleranza per la pigrizia del cuore.
Forse ne ero innamorato. Non so, certo mi affascinava. Mi domandavo da dove le derivasse quell’intelligenza acuta. Come aveva potuto capire così intimamente… Quale fosse il suo modo di capire.


Notizie di rete


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L’incontro con gli amici a Massa è rimandato al 21 e 22 Agosto – giornata conclusiva della mostra.


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Il quadro: Sheila.

Eugenio Guarini
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