Lungo la strada

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Lungo la strada


Non finivamo di stupirci. Da quando gli occhi avevano cominciato a vedere la bellezza e percepire la complessità, non facevamo che esclamare: Ah! Oh!
Il fatto era che quando facevamo qualcosa, qualcosa d’intenzionale, ci rendevamo conto che succedevano contemporaneamente tante di quelle cose che non saremmo mai riusciti nemmeno ad enumerarle, figuriamoci a percepirle degnamente!
Quando uno scriveva al computer, si rendeva conto del numero straordinario degli insetti che il calore aveva portato (prodotto?) sul tavolo di lavoro, sotto la torre, tra le dita che battevano alla tastiera… e, non riuscendo a tener dietro a queste semplici vicende che avvenivano nel suo raggio percettivo, come poteva anche solo pensare di sentire coloro ai quali stava scrivendo, e che in quel momento erano collegati con lui. E come poteva solo pensare di poter anche solo essere consapevole delle infinite trame che la vita tesseva in quello stesso momento…?


Il fatto stesso di vedere la bellezza e di stupirsi era solo la parte più superficiale del rendersi conto che in quello stesso momento tutto era talmente ricco, complesso, impossibile a sapere, che a dire che sei sveglio sembra una bugia, e che ad essere sinceri si doveva affermare che era come nel sonno. Tutto avveniva senza che tu ci facessi gran ché e senza che tu te ne potessi fare una ragione.


Questo ci sconvolgeva non poco. Non in senso negativo. Ci sconvolgeva perché noi eravamo un nucleo di desiderio e di progetto. E quando facevamo qualcosa era come se esistesse soltanto quello che facevamo, finché ne vedevamo gli effetti. Ma, poi, ci rendevamo conto che mentre eravamo tutto, non eravamo nessuno, o soltanto un piccolo frammento. E non potevamo ammettere con semplicità espressiva che il nostro destino dipendesse da quello che facevamo. Insomma, il mondo e la vita ci apparivano troppo grandi, troppo straordinari, troppo altro da ciò che potevamo immaginare…


E ci chiedevamo: Ma quello che ci succede da chi o da cosa è governato? E io, per fare quello che devo fare, quanto dovrei sapere?
E allora avevamo compassione di noi, e ridevamo. Ridevamo del gioco strano che la nostra drammaticità metteva in atto. Potevamo ridere di quando, in cammino, ci sembrava che avessimo fatto qualche errore, o che quello che era successo fosse dipeso esattamente da ciò che avevamo realizzato.


E cercavamo un modo per agire in sintonia con forze di cui sapevamo niente. Quelle “meccaniche celesti” di cui aveva cantato Battiato e che erano entrate nel nostro vocabolario.
A noi restava, a sera, il dono di sentire meraviglia, e di dire: Ah! Uh! Ed espressioni del genere.


Ma eravamo tutt’altro che soffocati da questa sensazione. Ci esaltava nel momento stesso in cui ci faceva sentire molto più piccoli di un granello di sabbia.
Volevamo soltanto trovare il modo di essere in sintonia.


Notizie di rete


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Colpo di scena! Vengo a sapere oggi che La Mandragora chiude durante la settimana dal 9 al 15 Agosto. Devo disdire gli appuntamenti con gli amici e rimandarli asabato 21 e domenica 22 agosto.


Il 10 Agosto sarò comunque a Massa. Il mio cellulare è 338.3207062, semmai…


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Il quadro: Lungo la strada.

Eugenio Guarini
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