Pietre con un lungo passato

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Guardate questi ammassi di pietre. Ero nel Parco Naturale de La Bessa, vicino all’Ecomuseo dell’Oro di Zubiena, lungo il percorso detto dei “Ciadei Parfundà”. Il sentiero si snoda in ettari ed ettari di colline di ciottoli come questi. I cartelli ti fanno sapere del lavoro fatto dal Ghiacciaio Balteo nell’ultimo milione di anni, nel Quaternario, creando queste colline con tutti i detriti che si era portato dietro nella sua avanzata. E poi ancora del lavoro dei Vittimuli che un paio di secoli prima di Cristo qui dove sto mettendo i piedi traevano l’oro per i Romani…


E all’improvviso ho quella percezione sorprendente di trovarmi in un punto dove sono capitati miliardi di eventi. Questo tranquillo sentiero, garbatamente segnato e illustrato, queste pietre ai miei lati…miliardi di eventi, milioni di anni…


Lo so, questo è dappertutto. Ma di solito non ci pensi. La realtà è solo il presente. Al massimo ti ricordi com’era qui ai tempi della nonna. Insomma, questa percezione dell’enormità di passato sotto i miei piedi, mi ha dato il capogiro per qualche istante. Tutto quello che è qui ha un passato immenso. E io stesso sono figlio di questa lunghissima, inenarrabile evoluzione.


Penetrandomi nel corpo questo pensiero mi genera un tale stupore che ho l’impressione che la pelle si squarcerà, non riuscendo a contenerlo. Sono smarrito e stupito.


So di essere in un punto piccolissimo del mondo, di una lunga storia, non dico solo degli uomini, ma della Terra, dell’universo. Sentendomi così piccolo e impotente mi penso inessenziale. Certamente. Che ruolo ho in questa grande storia? Per carità! Nella mia piccola storia personale, sì, qualcosa dipende da me. So che qualcosa posso fare. E marginalmente e in misura limitata anche per altre persone che incontro. Tutto qui.


Ma si può decidere di passare in questa vita come in una valle di lacrime, o secondo una filosofia del tipo tanto la vita è un passaggio? Come se questa vita qui davanti, questo universo, fosse niente, che io avessi i requisiti per essere indifferente e ignorarlo? Com’è possibile? Come sarebbe possibile dopo che hai conosciuto, visto, anche solo sospettato la ricchezza e la bellezza di questo mondo?


No. Non posso più indossare nessuna presunzione. Là fuori, dalla finestra, fuori dai miei occhi, la vita è qualcosa di incommensurabile, enorme, ricchissimo, va fuori dai confini, straborda, lo so che non potrà mai essere adeguatamente contenuto o compreso in qualche mio pensiero, concetto, idea.


È veramente curiosa questa circostanza. Che io veda e sia cieco, che intraveda la grandezza della vita e il suo fascino, e sia nello stesso tempo, nello stesso movimento, così cieco, limitato, impedito nei confronti di questa stessa grandezza!


Dire che mi sento smarrito è ancora poco!
Però, una voglia di conoscere, scoprire, inventare…

Categorie: Eugenio Guarini