los ojos
Los ojos (quadro di sabbia)
Los ojos
E guardavo le profondità del cielo.
Di giorno è una cupola e trasparente piena di luce rassicurante, ma la notte è ormai miliardi di fori luminosi in un’oscurità senza fine di anni luce.
Nulla più della notte stellata mi fa sentire l’immensità dell’universo e il mistero di ciò che con questa parola viene alluso.
E, guardando, io mi chiedevo: e noi chi siamo, qui dentro, e per che cosa?
E andavo perso nell’impaccio viscoso del non aver cose sensate da rispondere a tali interrogazioni. Che quasi mi parevano sensate le parole di Lella: che non serve proprio a nulla darsi tanto da fare. E di Sartre: che l’uomo è un’inutile passione!
Eppure – dentro – questa voglia irresistibile di fare. Questo desiderio di andare e scoprire e lavorare l’universo e che l’inquietudine che sgorga dalla crepa dolorosa tra il sogno e l’esistente sia lì apposta per metterci in moto, per spingerci a trafficare…
E, pure, questo desiderio che tutto serva, che tutto abbia un senso, che tutto insegni, che tutto guidi, che tutto conduca a quell’altrove che chiama come fosse casa…
E tutto questo stupore, di chi è l’ultimo arrivato. E non solo per le galassie e i firmamenti, ma per la storia stessa dell’uomo e le conquiste e il lungo interminabile discorso che crea sapere e consapevolezza.
Oh, come vorrei…
Categorie: Eugenio Guarini