Dare valore

Quadro di sabbia: Insoliti cacciatori di pernici


Dare valore


In epoca ingenua il valore lo vedevo nelle cose, che erano belle e buone e desiderabili già da sé. Poi è venuta l’epoca in cui il valore del mondo sembrava venir divorato dai mostri segreti del tempo. Il momento in cui ci si sente orfani: il divino è morto e ci ha abbandonato. Il mondo è disincantato.


Uscire dalla desolazione è stato nello stesso tempo il farsi strada dell’idea che il valore non sia qualcosa di già dato, ma che vada “messo” nella pasta oggettiva del mondo, o vada “educato” da essa: il valore come risultato della cura (che la cultura sia in qualche modo coltura).


E mi è sembrato che si aprisse un’epoca di seconda innocenza.


Un’età più consapevole. Mi siedo a considerare nella riflessione prima di gettarmi (o lasciarmi trascinare) nell’azione. Affinché si creino all’interno le condizioni che consentono di “proiettare” valore sulle cose. Che si crei dentro l’immagine buona, che si giri dentro il film giusto in maniera che l’azione diventi non solo sensata, ma anche bella!


Un’età più leggera. Capace ogni giorno di ripartire. Ripartire da qui, dall’orto di casa. Per avventurarsi nel mondo con la fiducia di chi va a cercar fortuna. E a scoprire. E… costruire. Quasi rinascere ogni giorno – ma senza abbandonare il filo conduttore che lega tra loro gli episodi del passato. Lasciar cadere il retaggio pesante e viscoso del passato, alleggerirmi, senza dimenticare però l’orientamento che mi ha animato da sempre.


Un’età intenzionalmente più positiva. Che riesce a prendere i tempi come ricchi di infinite possibilità, opportunità, occasioni, quale che sia il primo impatto. Perché il primo impatto è sempre l’immagine del presente visto con gli occhi del passato (uno sguardo che genera un destino di decadenza: in ogni tempo i “vecchi” hanno detto che “ai loro tempi” tutto era migliore).


Un’età che accoglie dai tempi l’appello all’interiorità e alla cura di sé non per infognarsi in sterile narcisismo che si avvita su se stesso, ma per coltivare il sano narcisismo che rinnova lo sguardo in vista di un’azione positiva e felice.


Ed ecco che là dove lo sguardo moralistico vede solo degrado e scuote la testa, io voglio vedere opportunità di crescita ed evoluzione.


Come nell’incertezza, nel fluire di ogni cosa, nel carattere effimero delle conquiste, nella relativa mancanza di rifugi garantiti e durevoli…

Categorie: Eugenio Guarini