Categoria : Eugenio Guarini
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Il quadro: “La prugna”, cm 40 x 40, misura insolita per me, ma richiesta da Nicola di Trento.
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In fondo…
In fondo, poi, si tratta di vivere.
E ognuno è impegnato nella ricerca di come si possa entrare nel regno della gioia. Anche se molta letteratura ama trattenerti nella geografia del dolore.
Io, di vivere, ho voglia. E di vivere nella gioia. E ci rifletto sopra, mentre muovo i passi durante la giornata. Semmai trovassi qualche segreto, qualche trucco, qualche espediente, per prolungare o riprodurre ciò che è già avvenuto.
Perché, di fronte ad ogni considerazione scettica – di solito molto ben documentata e motivata: è facile documentare la tristezza! – bisogna che affermi che la cosa è già avvenuta. Mille volte…
Sai cosa intendo dire. Quando hai provato una cosa, nessun argomento, anche molto giustificato, è in grado di fartelo dimenticare.
Ma volere il Nobel per la gioia non significa non vedere il dolore, la tragedia e le ferite. Penso proprio di no. Come potremmo respirare l’aria del mondo se non sapessimo tutto questo dolore e sofferenza e malattia e violenza e obbrobri…?
La scelta della gioia è pazza. Non sente ragioni, ma non è insensibile al dolore. La scelta della gioia è qualcosa che ti porta fuori del mondo senza lasciarlo – come le panchine su cui ti siedi per guardare oltre la siepe. È sentire la presenza di un’assenza. È cercare parole che diano ragione adeguata alla consistenza del desiderio che ti abita, sfidando la definizione corrente di ciò che è possibile e di ciò che è impossibile.
In fondo non è una questione di scienza, di prove e dimostrazioni.
È un saper essere, prima ancora che un saper dire.
Anche se saperlo dire, sarebbe il massimo!
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