Persone nuove

Il quadro allegato:Ci ho pensato, acrilico su tela cm 100 x 100
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Persone nuove


Man mano che le energie ritornano, mi ritrovo con piacere figlio di questo tempo. La mia passata malattia mi ha giocato un bello scherzo: facendomi sentire più debole mi ha fatto sentire superato. Chissà se il conservatorismo emotivo non sia figlio della debolezza? In altri termini, non è forse vero che quando si sta bene e ci si trova pieni di energia si ama il cambiamento e anche quel determinato caos vitale che lo accompagna?


Con tutto il “casino” che lo caratterizza, il nostro tempo lo trovo davvero stimolante per le sfide che pone. Il cambiamento che scuote ogni cosa, dentro la psiche delle persone e fuori: nel modo di lavorare, nel mercato, nella vita sociale… ci sta richiamando a compiti importanti e sensati: ci sta forzando a diventare più giovani, quale che sia la nostra età anagrafica. Mi fa pensare a quelle pedane vibranti che smaltiscono il grasso del nostro corpo e ci riportano in forma…


Innanzitutto ci spinge a pensare i nostri compiti con categorie nuove, con un pensiero fresco e fiducioso. Credo che ci stia scuotendo da una certa sonnolenza culturale e ci inviti a un impegno generoso e audace per ridefinire pressoché ogni cosa che fa parte della nostra vita.


Credo che sia questa sfida globale che spiega l’importanza che oggi ha assunto, nella formazione, lo sviluppo dell’individuo, la consapevolezza dei propri talenti e dei propri limiti, e ritengo anche che quella che comunemente viene definita ricerca spirituale si collochi all’interno di un grande sforzo formativo rivolto all’individuo. È come se fosse diventato chiaro per tutti che per i compiti nuovi (alcuni dei quali si stanno definendo in maniera sempre più sicura, come quelli che riguardano la tutela del pianeta, la ricerca di energie pulite, e di un’economia compatibile, equa, solidale – mentre altri rimangono impastoiati nelle parole del passato…) siano necessarie persone nuove, individui più sviluppati, evoluti globalmente in maniera più armonica.


La parte vivace della società è diventata una sorta di università globale in cui si studia e si insegna soprattutto lo sviluppo dell’individuo.
Le materie non sono state ancora chiaramente definite, le discipline sono ancora in uno stato confusionale, ma la vitalità della ricerca è indubbia. La vita intera è un’università allo stato nascente.


Ognuno deve studiare per auto motivazione. E la formazione stessa diventa parte della vita nel senso che perde il carattere strumentale e diventa esperienza vitale essa stessa. Spesso lo studio fa parte del lavoro stesso, si coniuga con la sperimentazione sul campo.


E, soprattutto, i temi, le sfide, le urgenze che riguardano il lavoro, l’azienda, l’impresa, rivelano di essere, prima ancora, dei temi, delle urgenze, delle sfide personali. La flessibilità, che nella realtà dell’azienda significa spesso precarietà e sfruttamento, acquista un significato e un valore di ben altro e indiscutibile spessore se portata sul piano personale.


Conosco tantissime persone il cui primo passo formativo consiste nel diventare pienamente consapevoli di se stessi, di quello che fanno, di quello che desiderano, di ciò che non vogliono, di ciò che amano fare e di ciò che li consuma inutilmente.


E trovano – o ritrovano – in se stessi energia, entusiasmo, progettualità, iniziativa, capaci di rinnovare la loro vita, di ricollocarli nella giungla del mondo con un proprio io, che si muove con maggiore agilità, perché ci ha pensato!

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