Stratifiazioni mobili

Il quadro: Fierezza di essere. Acrilico monocromatico cm 100 x 100, ora esposto al Master Club di Corso Moncalieri a Torino.


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Stratificazioni mobili


Riccardo è un amico speciale. Non l’ho mai visto in faccia. Ci scriviamo via e-mail ogni tanto. Ma quello che me lo rende vicino è questo: all’improvviso, diciamo quando gli salta in testa, mi telefona da Palermo ed è ogni volta una ventata di ottimismo, energia, luce, dinamismo e fantasia.


Senza Internet queste cose non potevano accadere. Perché Riccardo appartiene a una vita parallela, nuova, mescolata con quella ordinaria, quella che abbiamo imparato a vedere e a vivere nei tempi dell’infanzia, quando tutta la infrastruttura naturale, e la sovrastruttura culturale erano diverse.


Insomma, la vita è fatta un po’ come ciò che scoprono gli archeologi: stratificazioni di tempi diversi, presenti ora. Così sono le nostre città, così sono le nostre stesse coscienze. Strati, tutti vivi e presenti. Ognuno di questi strati funziona con i suoi tempi e i suoi valori, la sua atmosfera. E spesso noi siamo come viandanti, o come primi cittadini – a seconda del caso – che fanno l’esperienza di una molteplicità sovrapposta, slittante, sincopata, inafferrabile.


Sì, il mondo ha perso velocemente – nel giro di pochi decenni – la sua struttura relativamente semplice, relativamente comprensibile, rappresentabile, concettualizzabile… Tutto è diventato più fluido e sovrapposto. Arroccarci sulle vecchie filosofie, di destra o di sinistra, non porta più a niente. Hai la sensazione di afferrare aria e basta.


Ma, dentro di noi, qualcosa che non sai dove sia localizzato (nel cervello? nel cuore? in entrambi?) sta cercando di adattare le sue capacità di rappresentazione per potersi districare, orientare e muovere verso mondi diversi, inediti: quelli a cui la poesia e le utopie hanno sempre alluso.


Che curiosa la posizione degli umani vivi! Stanno facendo il loro lavoro, pagano le bollette, vanno alle assemblee di condominio, e con la mente sono già altrove, nell’astronave che perfora il tempo e cerca altro, come se i vecchi sogni di miracoli stessero per trovare nuove condizioni, nuovi strumenti, nuove scoperte…, per manifestarsi.


Sì. C’è bisogno di un surplus di energia, di fiducia, di speranza per fare questo viaggio. E la gente come Riccardo fa parte di questa avventura.

Categorie: Eugenio Guarini