Dipingere la vita
Guarini Newsdletter
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Il quadro: In progress, acrilico su tela, cm 100 x 100, fatto oggi, prima di cena e interrotto da una telefonata di Angela.
Dipingere la vita
Ho cominciato come un giovane stolto. Mi ci sono buttato seguendo un impulso. Non sono stato né saggio né oculato. Lo dico con una certa fierezza, senza sapere bene perché.
Forse perché l’area di incertezza è pazzescamente immensa. Davanti ai nostri sogni potremmo terrorizzarci a voler fare le persone ragionevoli. Col risultato di castrarci. Forse è per questo che – con una sorta di punta di consapevolezza, come quando si è un po’ su di giri – ritengo che la stoltezza giovanile è una benedizione. La seconda benedizione è che questo avveniva quando la mia carta d’identità non era affatto quella di un giovane.
Un po’ per volta mi sembra di capire che dipingere, secondo il mio stile, è proprio il mio modo preferito di vivere. Insomma, voglio dire, fare di tutto quel che capita una cosa che mi appaia bella. Danzando con il caso, per così dire. Sì il caso ha un ruolo importante nel mio modo di dipingere e anche di vivere. Ma cos’è il caso?
Con una parola ci liberiamo di tanti interrogativi. E meno male. Perché potremmo esserne risucchiati. Ma che resti almeno la domanda, l’eco della domanda.
Cos’è il caso non lo so davvero. Quello che capita. Quello che capita da solo, o quello che capita quando muovo le mani e agito le braccia.
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Anche il bosco. La Flingstone Accademy, come a volte la chiamo. O l’Architettura Boschiva, insomma, quella cosa in cui metto quasi tutti i giorni movimenti delle braccia e del corpo, anche quello è fare un quadro.
Ed è anche una sorta di palestra in cui cerco di raggiungere almeno un po’ di consapevolezza di quello che faccio e di quello che avviene.
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Certo che sono felice. Non si capisce da quello che scrivo?
Mi piace molto questa vita che ho. E sono contento di aver deciso un giorno, quasi dieci anni fa, di fare i primi passi.
Sono sempre pronto all’apprendimento. Cazzo! Apprendere mi sembra il modo giusto di viaggiare la vita.
Apprendere è una cosa che avviene dentro. Non il percorso di un programma già definito.
Finirà, non finirà, verrà interrotto?
Che me ne importa. Io sono qui ora. Il futuro è nella mia testa, fa parte del presente.
So di non essere il padreterno.
Anche dal bosco ti puoi rendere conto che sei un granellino. Che il tutto è qualcosa di terribilmente grande. Che la tua vita è il sospiro di un fiore di campo. E allora?
L’arte ti consente di forare il tempo. Non di sospenderlo soltanto. Di forarlo.
Forarlo vuol dire che sei qui nel tempo, ma che qui nel tempo si apre una porta che ti consente di andare in uno spazio senza tempo. Non lo chiamo eternità perché mi sembra molto impegnativo.
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C’è il Cielo. Come filosofo tendo a fare il teologo. Mi piace stabilire ciò che Dio non può essere. E ammiro l’ateismo perché intende liberare da immagini di Dio terrificanti che opprimono e castrano.
Però dopo due giorni di pensieri in proposito capisco che mi sono infognato.
E ho una sorta di sussulto istintuale. Ritorno alla Terra.
C’è la Terra. E vedo che questo è il mio mondo. Proprio di me che cerco in tutti i modi di prendere distanza dalla estrema prossimità delle cose del mondo. La società, l’informazione, la densità di popolazione, il traffico, ti mettono le mani in tasca, te le senti appiccicate addosso, non ti danno tregua. Ti impediscono di vedere, di sentire. Ti spingono solo a girare come in una giostra. Ti gira la testa.
Per vedere e sentire ci vuole uno spazio vuoto attorno. Io me lo sono preso. Il bosco risponde in maniera fantastica a questa esigenza. Creare uno spazio vuoto attorno vuol dire creare la distanza per vedere, per sentire.
Detto questo, la Terra è il mio mondo. La terra è il mio corpo, la mia casa, la gente, tutto quello che si muove nella città, sul globo. Non sono affetto da angelismo spiritualistico. Non più.
Io traffico con la terra. E la mia intenzione è farne quadri. Non solo sulla tela. Ma nelle cose stesse.
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L’incertezza è vasta. Questo autorizza ad andare di immaginazione, per tentativi ed errori. E allora, voglio che i quadri mi appaiano belli. Il pittore vive sotto la bandiera della Bellezza.
BELLE NOTIZIE
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