Guardare dentro le cose

Il quadro: Guardare dentro le cose.


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Guardare dentro le cose


Mi piace fare il pittore.


Come tale osservo l’apparire delle cose, soprattutto i volti delle donne. Non ho messo a fuoco con precisione che cosa mi attrae nel volto di una donna. E forse non è diverso da ciò che mi attrae nel volto di un uomo. Forse è connesso con il richiamo di ciò che c’è di misterioso in una persona. Quel suo non lasciarsi leggere totalmente, quel suo sottrarsi costantemente all’interpretazione. Quel suo nascondersi in se stesso, alludendo a una verità che non traspare immediatamente e che va cercata.


Se questo è vero, diventa curioso che come pittore mi rivolga all’apparire delle cose pur essendo attratto da ciò che non appare e che si presume sia dentro, nascosto.


È possibile che quello che avviene con un’altra persona non sia che il parallelo di quello che avviene con me stesso. Come se a me stesso io stesso non appaia del tutto. Come se ci fosse un sottofondo di me stesso anche per me. Qualcosa che sono interessato a scoprire, o con cui desidero stabilire una certa intimità.


Credo che tutto l’interesse psicologico degli scrittori per i loro personaggi si nutra della stessa passione. Il bisogno di scendere sotto la superficie per accedere a una realtà più profonda e in un certo senso misteriosa. E per questo più interessante di ciò che appare a prima vista.


Anche nell’innamoramento vedo agire una logia analoga: è la persona che non ci è del tutto nota, che ha un mistero per noi e che si sottrae alla presa, quella che più ci attrae. E sembra che quando una persona diventa priva di mistero per noi non eserciti più quel fascino che ci ha fatto desiderare la sua vicinanza.


E, infine, trovo che la stessa cosa succede con la vita in generale. Il paese che crediamo di conoscere completamente ci viene a noia, le persone che ormai conosciamo da anni non c’interessano più e spesso diventano insopportabili, le esperienze che sono diventate routine non hanno più gusto, e via discorrendo.


Sembra davvero che noi incarniamo una volontà tenace e famelica di essere altro, di avere altro, di sperimentare altro…


Siamo nel mezzo di una follia imperante?


Siamo comunque figli della nostra cultura e della nostra epoca.
E, se non si può uscire dal gioco, vale almeno la pena domandarsi, se, effettivamente, troviamo davvero altro nelle nostre nuove esperienze, nei nostri nuovi amori, nelle nostre nuove identità…

Categorie: Eugenio Guarini