Cucù!

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Cucù!


E così – pensavo – c’è questa forma di coerenza che consiste nel fare le stesse cose di ieri – naturalmente, anche dell’altro ieri e così via. E poi, sì, certo, ci sono i nostri obblighi di responsabilità. Io sono padre, per esempio, e ho dei doveri nei confronti di… E qui non ci piove, voglio dire… Non sto sparando cazzate. Quanti obblighi di responsabilità ci troviamo addosso? Va bene. È così. Non dico di no. È una faccenda diversa. L’ho sentita meglio nel bosco.


Ma ti rendi conto… ? Certo che lo vedi. Come promettente e fantastica si mostri la geografia della vita. Sei d’accordo che è molto più varia delle cose che trovi al supermercato? Lì, giri col carrello, e vedi. Guardi e ti vien voglia.
E nel supermercato della vita?


Pensi che gli obblighi di responsabilità ti condannino a fare le stesse cose di ieri? Ma sei sicuro che questo è logico? Non sarà pigrizia?


Ero un ragazzino quando ho sentito che responsabilità voleva dire rispondere alla vita. Rispondere è proprio come si immagina. Qualcuno fa una domanda e tu hai da rispondere. Puoi anche star zitto. Diavolo! Lo sai benissimo e l’hai fatto molte volte. Rispondere, dico. Dare una risposta. Rispondere non vuol dire dare la stessa risposta. Questo mi sembra chiaro. Anche se c’è questa sorta di coerenza che consiste nel dare la stessa risposta che hai dato ieri.


Ma non sarà pigrizia?


Nel bosco, la vita mi pare un casino. Non nel senso brutto. Voglio dire, qualcosa di eccessivo, di molteplice, mai esaurita, imprendibile per complessità e ricchezza. E, dico sul serio, se guardo con lo sguardo del bosco: ripetere le stesse risposte di ieri, beh, diavolo, lo sai… – io credo che, anche, da qui dentro, possano venire risposte diverse.


Certo, bisogna star bene in salute, per pensare cose così. È forse per questo che vado nel bosco, a trafficare con la natura selvaggia – non scherzare, non è una giungla. È solo una boscaglia spontanea, cresciuta da sé dopo l’ultima alluvione. Selvaggia, perché nessuno della pubblica amministrazione, o di privati, si è preso cura della faccenda. È una questione marginale – terra di nessuno, di fatto.
In questa terra di nessuno io ritrovo un contatto buono con la natura. E questo vuol dire che faccio salute e energia.
E allora, mi vengono queste idee curiose – ma anche affascinanti.


Non sono tenuto a questo tipo di coerenza. Fare le stesse cose fatte ieri.
Perché mai?
Perché non potrei inventare una risposta nuova, magari un po’ pazza.


Di fatto ho un grande desiderio di investire il tempo che mi rimane nel fare le follie che quella coerenza ha sempre proibito.


Perché la vita è più ricca di un supermercato. Cazzo! Veramente più ricca. E tutta questa ricchezza io non la vedrò – per essere fedele a quel che ho fatto ieri? Non mi dire che pensi davvero queste cose. Non me lo dire.
Ma sei sicuro che a limitare le proprie risposte – a continuare a fare quello che hai fatto ieri – per questa sorta di coerenza, tu capitalizzi per qualche altra occasione?


Nel bosco io vorrei toccare tutto e vedere tutto quello che potrebbe nascere trafficando con le cose.


La vita è come questa ragazza del quadro – una bella ragazza succulenta. E credo anche ricca di intelligenza della vita. Una ragazza che sente il mio desiderio e corre via a nascondersi. E, mentre cerco a tentoni, mi grida da dietro il suo nascondiglio: sono qua!


Lo facevi, da piccolo, il gioco del “cucù”?
Rispondere alla vita – responsabilità – è rispondere al “cucù”.

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