L’altra faccia del desiderio

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L’altra faccia del desiderio.


Sei molto giovane. Hai il tuo blog. Ti ci sfoghi in quel blog.
Ami la magia caparbia di Amelie, fantastichi di fare come Melissa dei cento colpi di spazzola. Leggi Banana Yashimoto.
Di fatto hai un romanticismo addosso che non ti fa stare seduta nella tua pelle. Desideri essere amata, coccolata. Riconosciuta e fatta esistere con il tatto.


Poiché tutto ti sembra estraneo, sei anche irritabile, insofferente. E non parli volentieri di te. Sei una sorta di desiderio inquieto. Non riusciresti a trovare una forma stabile nemmeno col cemento armato.
Fantastichi dove il desiderio ti porta. Esplori mondi possibili nell’immaginazione.
Stai forse aspettando dalla vita una forte scossa che faccia crollare le incrostazioni che non ti consentono di essere.
Nel profondo di te vuoi amore. Se l’amore ti prendesse e ti portasse via, se l’amore ti sollevasse e ti rapisse…


E questa inquietudine ti fa audace. Talvolta esplori il mondo con gesti trasgressivi. Stai sollecitando la vita a risponderti.


Se ti fermi a pensare che cosa vuoi davvero, devi riconoscere che tutto è confuso. Tu che vedi tanti film, non riesci ancora a rappresentare il film della tua vita. Sai solo che quel che ti circonda, quello che hai ora, ti soffoca.


Attenta!
Il rischio è di scivolare nella cultura del risentimento.
Di fatto, la cultura del risentimento è molto diffusa. La si respira dovunque, senza che sia teorizzata. Cresce e si espande da se stessa per forza d’inerzia – non ha neanche bisogno di operazioni pubblicitarie.
Credo che la cultura del risentimento nasca da questo semplice pensiero originario: sono al mondo con questo desiderio di felicità e di pienezza, che pure mi è dato dalla vita, e la vita mi dà solo martellate sui denti!


Noi siamo desiderio.
Vivere è desiderare.


Ma il desiderio – come quasi tutto – si mostra ambiguo, ambivalente.
La faccia del desiderio che la cultura del risentimento fa propria è quella della mancanza. Si desidera qualcosa che manca. Se ci si focalizza sul lato della mancanza è la mancanza che si espande, nei nostri pensieri e nella vita vissuta. Anche se otteniamo tanto, non ci sarà mai niente che soddisfi l’infinita voragine di ciò che si desidera. Non saremo mai felici su questo versante.


L’altra faccia del desiderio?
È tensione vitale, vitalità appassionata, movimento del cuore che mette in moto le ossa e la carne. Energia che ti attraversa e che ti fa fluire.
Che succederebbe se spegnessimo il desiderio come sembrano – apparentemente – suggerire certe filosofie?
Che vita sarebbe una piatta quiescenza nel nirvana?


Cosa sarebbe la mia vita senza i miei sogni?
Per uscire dalla trappola della cultura del risentimento bisogna rivolgere lo sguardo sul lato vitale del desiderio. Desiderare e sognare ora, qui, adesso. Capire che la vitalità del desiderio adesso è la qualità migliore del mio presente.
Hai visto mai dei grandi uomini e delle grandi donne che non fossero infiammati dalla passione?
Hai visto mai grandi realizzazioni che non fossero il parto di sogni coltivati con testardaggine?


Credimi, la cultura del risentimento porta alla morta rigidità dell’inverno.
La cultura del desiderio è primavera!


NOTIZIE


Ho avuto il piacere – e la fortuna – di incontrare un amico speciale. Si chiama Valter Casini. Potete vederne la bella faccia sulla home page del mio sito www.eugenioguarini.it. E potete vedere le cose che fa nei suoi: www.valtercasini.com e www.valtercasini.it.
Spero che diventi amico di tutti gli amici della newsletter.


Il quadro? Si intitola Sognando Amelie. E’ il ritratto di una recente amica della newsletter.


 

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