I soldi zen

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La voglio dedicare al mio amico Vincenzo.


La si può leggere direttamente sul sito www.eugenioguarini.it, dove ci sono i quadri e tutte le altre belel cose.


I soldi zen


Li ho letti con attenzione.
I grandi maestri della spiritualità contemporanea (Deyer, Chopra…) trasmettono tutti questo messaggio molto esplicito: fai quello che ami, con fiducia e passione, e i soldi arriveranno dalla finestra.
Risuona nell’orecchio il messaggio evangelico: cerca per prima cosa il Regno dei Cieli e tutto il resto ti sarà dato in abbondanza.


Infatti sia Deyer che Chopra – e tutti gli altri – vogliono promuovere una mentalità dell’abbondanza, al posto della diffusa mentalità della scarsità. In perfetto accordo con il cognitivismo contemporaneo, sono convinti che ciò a cui pensi maggiormente si espande e cresce. Una sorta di profezia che si autorealizza. Se pensi sempre a quel che manca, sarà la scarsità a crescere. Se pensi in termini di abbondanza a tutto quello che hai e che desideri, sarà questo a espandersi.


Ovviamente non si tratta di una legge fisica, del tipo della legge di gravità. In questo caso tu sei sicuro in anticipo che lasciando cadere una pietra dalla Torre degli Asinelli, questa arriverà in fondo con un gran tonfo.
Benché gli autori citati ascrivano al loro atteggiamento spirituale di fiducia nell’abbondanza dell’universo il loro successo personale e, quindi, si propongano come verifica del principio enunciato, tali “prove” non reggono di fronte al criterio esigente della dimostrazione scientifica.


Da un punto di vista psicologico siamo meno esigenti in fatto di leggi conoscitive. E possiamo ammettere più facilmente che chi fosse capace di guardare con ottimismo e positività alla vita e a ciò che combina con intraprendenza starebbe meglio, avrebbe più opportunità di incontrare il favore della gente e di cogliere le occasioni che capitano. Siamo propensi a credere che la fortuna aiuti gli audaci e gli ottimisti.
Per lo più pensiamo – ragionevolmente – che per mantenere costantemente questo atteggiamento positivo avremmo bisogno di essere confortati dall’andamento oggettivo delle cose e resterebbe da vedere come ce la caviamo nei momenti di difficoltà o quando arrivano quelle che chiamiamo batoste…


Tutti i maestri di spiritualità suggeriscono che l’atteggiamento fiducioso, positivo, di amore per la vita e per quel che si fa, non dipende dalle circostanze e dagli eventi esterni, ma deve essere assunto in prima persona, in qualche modo a priori. E che ne siamo capaci, quali che siano le condizioni esterne.


Questo enunciato è un po’ più duro da mandar giù, quando siamo tutti abbastanza convinti che sono gli eventi fortunati esterni – i soldi, il successo, i colpi di fortuna… – a renderci positivi e felici.
Però, in qualche misura, siamo tutti convinti che sia alla nostra portata un lavoro sull’animo che può riuscire a sostituire atteggiamenti aggressivi nei confronti delle circostanze della vita e delle persone che ci irritano con un atteggiamento gentile, di rispetto, di ascolto, di benevolenza. Credo che siamo tutti convinti che, rallentando un po’, dandoci il permesso di guardare e di sentire il profumo delle rose, riusciamo ad avere nei confronti di noi stessi, degli altri e delle circostanze un atteggiamento interiore più amorevole.


Siamo anche in grado di renderci conto – a posteriori – che aver agito affrettatamente, in maniera ansiosa, con acredine, con impeto da lottatori… ha spesso creato più inconvenienti di quanti ne abbia risolti e – soprattutto – ci abbia reso acidi e cinici, con alcuni disturbi psicosomatici.


Io giro, da filosofo, attorno a questi temi e mi rendo conto che, così facendo, sto cercando di rendere per lo meno ragionevole quello che a prima vista sembra gratuito: un atteggiamento di fiducia e di abbandono connesso con la decisione di fare quello che amo e in una maniera che mi lasci tutta la libertà di cui sento il bisogno.


Ma capisco anche che rendere ragionevole questa scommessa non è ancora, neanche lontanamente, farla davvero.


E allora, dopo aver ragionato in tondo su questi problemi, preferisco affidarmi a quello slancio del cuore che si sprigiona non appena sento questi richiami. Vivere facendo quello che amo, godere con gratitudine di tutta l’abbondanza che l’universo mette a mia disposizione, non mettere limiti ai miei sogni ma lasciarmi affascinare dalla loro bellezza, avere una fiducia sconfinata che tutto ciò che desidero sta venendomi incontro, fidarmi della spontaneità delle mie intuizioni, dei segnali del corpo e del cuore ed essere sicuro che tutto questo, oltre che un gran bene per me è anche un dono per la vita nel suo insieme, e per la gente che incrocio lungo il cammino in particolare.


Non è attraente lo scenario che ho dipinto?
Non è il disegno di una vita piena, avventurosa, eccitante, beata, operosa, creativa?
Non è sufficiente questa bellezza a muovere il cuore a suscitare energia, ad assorbire piacere da ogni istante?


Lascerò, dunque, che le vecchie abitudini, la paura, i dubbi inibiscano la voglia che ho di mettermi in gioco?
Resisterebbe un innamorato alla forza d’attrazione che la bellezza della donna amata sprigiona?
Mi metterò a discutere, a sottilizzare, a chiedermi “se” e “poi”?


Che nuoti dunque, ogni giorno della mia vita, ogni istante della mia giornata, in questa corrente d’abbandono. E, semmai mi accorgessi che mi sto allontanando dal flusso, che non mi occupi di altro che di ritrovare la sua magia.


Alla resa dei conti, io non desidero “insegnare” la fiducia. Desidero viverla e irradiarla.


Il quadro s’intitola Aria di primavera

Categorie: Eugenio Guarini