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Le proprie gambe


Anche oggi, per essere inverno, trovo il tempo bellissimo. E mi viene in mente il bosco, dove sto creando spazi architettonici (!) con lo stesso stile in cui dipingo e scrivo.
Ma altro ancora – mi viene in mente.
E questo ha più evidente connessione con l’impresa di vivere.


Quanto ci mettiamo a camminare con le nostre gambe?
Un pugno di mesi.
Prima ci sostengono, poi gattoniamo, poi ci appoggiamo alle cose che lo consentono, e infine… Wow!


Qualcosa di analogo succede anche per quel che concerne ciò che chiamiamo “il senso della nostra vita”. – Credo si tratti di un’invenzione culturale per rispondere all’ineludibile desiderio di pienezza…


Per molto tempo ci appoggiamo ad altro. Modelli di personaggi che ci colpiscono, teorie che incontriamo sui libri di scuola, leggende della mitologia sociale, protagonisti di romanzi e film…
Procediamo, appoggiandoci, alla ricerca del senso dell’esistere…


Finché viene il momento che il senso della nostra vita lo inventiamo noi stessi. E questo è il momento del Wow!


In tutto il periodo dell’appoggio, noi aspettiamo che qualcun altro ci riveli come vivendo ci sia senso.
Dopo, quando le nostre gambe incominciano a reggerci, scopriamo che siamo noi a poterlo fare.


Tutto sembra essere esattamente quello che deve essere.
Ma cambia una cosa importante.
E anche questo cambiamento appare naturale.


L’incertezza, e la mancanza di una visione chiaramente definita della vita; la consapevolezza della nostra insufficienza – rispetto anche solo ai nostri desideri; tutto questo non è più un motivo per appoggiarci a qualcosa e a qualcuno. Diventa lo spazio vuoto che noi possiamo riempire.


Il gioco della vita ci appare appena aperto.


Che mistero sorprendente è l’esistenza!


NOTIZIE.


Domani parto per Venezia. Nuova mostra, nuove avventure. Penso soprattutto alle persone che conoscerò. Farò delle foto della nuova esposizione. E poi, ho una gran voglia di conoscere i ragazzi di Quadra (sabato, a Udine)


Questa è più importante. Riguarda Cristina Proci. Creativa, impegnata per lavoro nella comunicazione di un grande istituto bancario, sta percorrendo le vie della ricerca artistica. Si tratta di foto. Dal 15 febbraio è in mostra a Torino. Titolo della mostra: Geometrie – ossessioni sociali. Il luogo: Machè, via della Consolata 9/g, a Torino.
Se clicchi qui, potrai leggere la presentazione nelle parole della stessa autrice – cui faccio una valanga di auguri.

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