Nomade

Una domenica che è Novembre


Viaggiare è trovare qualcosa che era dentro di te ma non sapevi di avere. Questo vale per i viaggio autour de ma chambre, come per il grand tour della tradizione del Seicento, Settecento, Ottocento. E vale anche per quel viaggio che è la via dell’artista. C’è lo sconfinato emozionante piacere di muoversi – anche a tentoni – in cerca di… e ci sono le tappe della scoperta, con la loro meraviglia. Passi anche piccoli ma che alimentano il sogno: il sogno di dire qualcosa che esce da te e che al contempo vibra in risonanza di significati che aprono il futuro per noi. Il massimo? Dire qualcosa che apra la strada al sogno di tanti.


Una parte di me è nomade in ogni senso. Da quando ho il camper me ne rendo conto in maniera indubitabile. E una parte di me adora questa domenica nebbiosa che apre Novembre, restando in casa, nello spazio sognante del mio atelier, a dipingere. E anche questo stare è un viaggiare. Tra i gesti della pittura, con la spinta a cercare il senso e il modo, il cosa e il come: come scoperta che mi riveli a me stesso e mi dica se sono del mondo che va verso il futuro (come vorrei) o meno.


Io sono nato filosofo, come cultore della parola che pensa. Diventando pittore la parola del filosofo si è evoluta. È diventata sempre più la parola in cui il senso che preme dentro si dipana e si allarga, diventando disteso nutrimento per l’occhio della mente. Una parola da cercare ogni volta, da lasciar nascere sul terreno umido del sentire. Una parola che trovi la sua forma adeguata, coerente con le radici della pianta da cui sgorga. Una parola poetica, dunque.


Questa parola è connessa a un respiro largo, in cui si alimenta fiducia e speranza, e l’emozione incredibile di aver trovato il sentiero intesamente gioioso della libertà creativa. Quel Regno dei Cieli che può far dimenticare la cura di tutto il resto.

Categorie: Eugenio Guarini