Dove va la vita?
Il quadro: Sentire di te
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Dove va la vita?
Attraverso in auto la città e ai semafori, guardandomi attorno, mi viene la domanda: dove va la vita? dove sto andando io? e che sta capitando? E non è sgomento. È sorpresa, una sorta di meraviglia.
Non mi sono ancora abituato al fatto che sono vivo – anche se la carta d’identità mi suggerisce l’idea che sono più vicino alla fine dell’avventura che al suo inizio.
Incontro Ilaria, in via dei fiori chiari, e mi rattrista vederla tirata, sofferente. Vengo a sapere che è per pene d’amore. Una storia che si trascina altalenandosi. E la domanda affiora: dove va la vita? Cosa stiamo facendo?
In autostrada sono a bocca aperta davanti alle risaie che costeggiano la linea d’asfalto, alla linea ferroviaria, alla velocità del mio automezzo… Penso al progresso, alla medicina, alla storia umana. Mi viene in testa l’aria delle Quattro Stagioni di Vivaldi, e la domanda ritorna: dove stiamo andando? Cosa ho da fare?
Penso alle donne, agli amori, alla pittura, ai libri che mi hanno nutrito, alle camminate tra le colline canavesane, al respiro consapevole, alla campagna elettorale, al mercato di Rivarolo, alla cena di classe, ai figli dei miei ex allievi, alla malattia, al ritorno della salute… mi vengono in mente tutti i sogni, anzi, lo stesso mio sognare, quel vagare, pupille in alto, nell’universo di ciò che ho desiderato, di ciò che ho cercato di identificare nel pozzo profondo del mio desiderio.
Dove va la vita? Che ci sto a fare? Cosa desidero davvero? Cosa è in grado di rendermi pieno, intero, me stesso?
Penso ai giochi con i bambini, alla scollatura delle ragazze, alla verve che fluisce nelle cene con gli amici, agli anziani dell’Unitre…
Ho quasi settant’anni e ancora non mi sono abituato al fatto di essere vivo. E non è sgomento, ma sorpresa. Una sorta di meraviglia.
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