Categoria : Eugenio Guarini
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Il quadro che qui presento si chiama “Calde architetture”. In qualche modo è legato al precedente (Love City) per i rossi intensi che alludono al sentimento forte, alla passione. Ma anche a quel vagare di sghimbescio dell’anima nella geografia mentale che fa da interfaccia tra la realtà oggettiva e il sogno.
È il mondo in cui stazionano volentieri i creativi, prima che il capo li richiami al realismo del mercato. Una dimensione dove le domande sulla fattibilità, o sui costi, e perfino sulla pertinenza, non esistono. O tacciono, sedute in anticamera.
“Calde architetture” è certamente un quadro che ha trasporto. E probabilmente lo trasmette alle persone dalla sensualità vivace.
La mia aspirazione è che la sua energia introduca al processo creativo coloro che ne sono attratti.
Nidi di airone
Rintocchi di campane. Mattina presto. Nella piana dietro Agliè, dalla parte del laghetto della Gerbola, verso il club ippico dell’Ippogrifo. Una mattinata d’incanto. Sole caldo, aria fresca. Come mi piace. E camminata lenta, in mezzo ai campi.
Ho incontrato un fotografo amatoriale. Mi ha parlato di nidi di airone, su quelle piante dietro il laghetto. E gli si accendevano gli occhi nel farlo.
Vorrei esserti di sostegno, quando incappi nella pesantezza dell’essere. Perché anch’io ho bisogno di sostegno. Ho bisogno di un colpo di coda della vita. Un soffio del vento, un battito d’ali, il sorriso di un amico. Perché viene per tutti, ripetutamente, il momento in cui sembra che tutto sia inutile.
Allora io cammino, al sole, all’aria fresca. Penso solo ai movimenti del corpo. E mi accorgo che già essere al mondo è una gran cosa. Che guardare e vedere è una gran cosa.
Ma, subito dopo, una voce dentro mi dice che non basta. Che non me la devo raccontare. Grato, sì. Tutto quello che sono e che ho è miracolo. Ma non me la devo raccontare: non basta!
E allora faccio sogni agitati. In cui litigo con qualcuno. E mi sveglio con la voglia di sfidare il destino e di mandare a quel paese un sacco di cose. E anche gente.
Delle volte non mi ricordo più dove sto andando. E mi ritrovo frastornato. E mi vengono in mente solo gli errori e le colpe. E allora mi scuoto e ricomincio daccapo. A ridare un nome alle cose che voglio.
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