Peter Pan dove sei?

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Nella foto. Durante l’inaugurazione della mostra al Pub Le Pecore, Monica Cremaschi, amministratore delegato della Open Art House, promotrice della manifestazione, espone la sua versione del significato della Pop Art in un contesto milanese.


Peter Pan, dove sei?


In effetti, in questi giorni, mi è capitato di parlare di frequente di Peter Pan e di quel che si pensa in proposito.


Forse la colpa è di Gian Piero che ha aperto la questione con me in una mail privata. O di Antonella, che dalla Cina ha girato a Gian Piero una mia newsletter dove compariva un cenno d’elogio al ragazzino che non vuole diventare adulto.


Anche al Pub Le Pecore, ieri sera, a Milano, siamo caduti sull’argomento. (vedere le foto della tavola rotonda in proposito, nonché dell’esposizione qui).


Personalmente mi sento sempre chiamato in causa quando si evoca Peter Pan perché condivido con lui il rifiuto di prendere per sacrosanto quello che si ritiene generalmente assodato sul senso del dovere, la responsabilità e la serietà dell’esistenza.


È possibile che si tratti di una patologia – e di fatto esiste una sindrome da Peter Pan nel linguaggio della psicopatologia – ma non mi ha mai convinto quella certa inclinazione al bigottismo pizzoso che generalmente è associato a questi richiami moralistici.


Col tempo ho associato il concetto di verità con i suoi effetti liberatori nella mente e nel cuore. E Peter Pan, con la sua filosofia del volare, esultare e combattere, ha su di me un forte effetto di alleggerimento dell’esistenza irresistibile.


Naturalmente non chiedetemi di giurare su quel che dico, perché so che si tratta soltanto di opinioni. Ma c’è qualcosa che mi spinge verso l’elogio di Peter Pan che proviene dalla mia esperienza personale e della storia di moltissimi amici della newsletter.


Tutto il grande senso del dovere con cui la gente si sacrifica (sacrifica i propri sogni, le aspirazioni, l’ambizione di diventare qualcuno e la libertà di perseguire la sua grandezza) per i valori più elevati della cultura e dell’etica produce raramente un sorriso schietto e innocente. E invece di partorire eroi affascinanti e incantevoli, produce umani doloranti e ingrigiti.


Non è possibile che Dio abbia inventato un gioco chiamato Vita, dove le cose si rovesciano rispetto alle apparenze, gli ultimi diventano i primi, e le pecorelle che se ne sono andate in giro interessano il Pastore più delle 99 che sono rimaste in buon ordine dentro l’ovile?


Beh, non ho nessuna autorità per stabilire queste cose.
Ma se scelgo la linea Peter Pan, posso almeno provarci e sperimentare l’avventura di… !

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