Una pittura conviviale
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Il quadro: Fede sul cuore. Acrilico su tela, cm 100 x 100
Lei si chiama Fede. Che non è diminutivo di Federica, ma proprio Fede, come la fede. È l’unica donna che io abbia incontrato con questo nome. E dal sorriso che ha addosso sembra che le abbia portato bene. Lui è Andrea. C’è – fuori dal quadro, ma nella loro realtà – anche una splendida figlia, Gaia. Li ho conosciuti alcuni anni fa, al Mamabi di Pont Canavese. E ora me li ritrovo qui, a l’Uberge di Cintano. C’è sempre Marco di mezzo.
Una pittura conviviale.
Ho chiamato “conviviale” questa pittura destinata alle pareti dell’Uberge di Marco e Fabiana, a Cintano. Lì infatti si mangia e si beve. Ci si conosce un po’ tutti. Spesso si parla ad alta voce da un tavolo all’altro. Si esclama, si fanno battute. Fondamentalmente ci si racconta.
Ho voluto, insieme a Marco, che i quadri raffigurassero le persone che frequentano il locale. Mi piacerebbe che questi quadri riflettessero un po’ dell’atmosfera di amicizia e convivialità, e che la nutrissero anche. Che raccogliessero in sé frammenti di storie, incontri, emozioni. Per riconsegnarli alla memoria in altri momenti, con effetti piacevoli, tonificanti.
Penetrati come siamo da televisione, da Internet, il concetto di convivialità deve mutare. Non è più come quando si mangiava insieme prima del cellulare. Ma che vuol dire? Si cambia sempre. Oggi il cambiamento continuo è il contesto usuale. Imparare a cambiare è il must. Il nuovo spesso è anche meglio. Si tratta sempre di esplorare creativamente il possibile. Non rimpiangere le cipolle d’Egitto!
La gente continua a innamorarsi, malgrado tutto. E quelli che hanno inquietudine e passione, vanno avanti per la loro strada, finché vedano che la gestazione è arrivata dove doveva arrivare. E non si fanno inchiodare, certo, da ciò che si dice a proposito della società globale.
A me sembra che oggi appaia più chiaro che la vita è ricerca e scoperta. Neanche apprendimento di qualcosa che qualcuno ha già consegnato agli archivi. Apprendimento come avventura. E non di scienza, ma di storia. Una storia che tu potrai raccontare agli altri: amici, nipoti. Sconosciuti che si sono ritrovati nella stessa valle. Nello stesso bacino di scorrimento.
Coltiviamo sogni e desideri, facciamo calcoli, e patteggiamo con emozioni e sentimenti i più diversi e contrastanti. Ogni tanto siamo anche capaci di guardarci da una certa distanza e sorridere di noi. Ci sorprendiamo di esserci tormentati tanto per questo o per quello. E ci sembra che la pace del cuore sia così vicina e facile da raggiungere.
In questi momenti di calma, il desiderio riaccende la nostra operosità serena verso le cose che più ci sono specchio. Verso i modi e gli stili che più ci assomigliano. E spesso sono queste nostre vere passioni che ci riportano nel dolore.
In ascensore pensavo quanto è bello essere vivo. Essere al mondo. E che il fatto che le cose e le situazioni siano presenti solo fino a un certo punto, non fa che aumentare il gusto per l’avventura.
E il desiderio di ricercare e di scoprire si rianima e diventa innocente. Da bambino. La mia pittura cerca il contatto. Cerca la vicinanza. Quella cosa misteriosa e inarrivabile che è la storia viva di altre persone, la mia pittura la cerca. Affida la sua passione gestuale al breve attimo di una intuizione.
ecco la notizia
Domenica 3 giugno, ore 17, Vernissage “La pittura conviviale” di Eugenio Guarini, presso l’Uberge di Cintano.
Tutti i miei lettori del Canavese e dintorni conoscono Marco che pilotava a Pont Canavese quel simpatico locale chiamato Mamabi. E ormai tutti sapranno che ha dato vita a un nuovo locale, a Cintano, Valle Sacra, sopra Castellamonte.
È lui che ha dato vita a questa bella iniziativa.
E Valerio Bernard, rappresentante di Berlucchi, amante delle bollicine ha voluto sponsorizzare il vernissage.
L’esposizione durerà fino ad Agosto. Nel corso di questo periodo i quadri, che raffigurano amici che frequentano l’Uberge, si avvicenderanno in maniera frequente.
Vi aspetto.
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