Anche le lacrime ghiacciano, se la temperatura è g
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Anche le lacrime ghiacciano, se la temperatura è giusta.
Lo ammetto. Anche quando la corrente delle cose mi sembra segatura da masticare con denti cariati, c’è sempre un aspetto straordinario nello spettacolo. Forse è questo che mi salva. Che mi salverà dal risucchio della depressione. Il fatto che sono tornato a vedere l’aura degli eventi, il luminoso contorno delle cose.
Sognavo di diventare un poeta da ragazzino.
Monsummano Terme, la patria del Giusti – e di Ferdinando Martini…. La mia famiglia materna era di lì. Ed è lì che ho incominciato ad esplorare il mondo, sotto forma di boschi e di canali, delle gambe della bella figlia di Spelazzante e di cani da caccia.
C’era un ortolano. Lo chiamavano Cipollino – come sanno fare i toscani.
Cipollino andava al mercato la mattina. E se lo incontravi sul viale, col suo carrettino delle verdure, potevi star certo di ricevere in dono, gratuita, una rima. Del tipo: t’ho visto dalla faccia ed ho pensato a un mulo, forse non era faccia, ma era culo!
A lui venivano senza pensarci. Aveva il senso del ritmo. Conosceva trecento vocaboli e poteva farti una montagna di rime.
Io la poesia l’ho conosciuta in quel modo, prima che sapessi di fescennini e carmina triumphalia. Solo molti anni dopo conobbi la lirica e l’ermetismo. Ma già quella forma popolare aveva il suo fascino. E riscattava l’esistenza.
Da adolescente ho scritto un poema cavalleresco in endecasillabi e l’ho declamato d’estate, in Val di Lanzo, a Balme, di fronte agli occhi spalancati dei miei compagni, solo per conquistare gli abbracci di Luisella.
Perché, all’inizio, la poesia serve per esorcizzare la paura della morte e conquistare le ragazze.
Di errori ne ho fatti proprio tanti, ma non ne ho conservato la memoria dettagliata. Ho voglia di vita. Il mio criterio decisivo e semplice per stabilire ciò che è bello e ciò che è brutto è questo: è bello ciò che fa venir voglia di vivere. È brutto ciò che intristisce l’animo.
In questo periodo ho visto molto brutto.
Ma stasera, a scrivere, ho gli occhi pieni di bello.
Io dico che se ci devo passare, qua dentro, tanto vale che lo faccia alla grande. È sempre vita. E chissammai…?
C’è molta tristezza nelle mie mattinate.
E quando guardo la tela sul cavalletto e i barattolini di acrilico, schierati – inutilmente – a battaglia sullo scaffale, mi vengono le lacrime.
Ho pregato il Grande Capo di non menarla troppo per le lunghe. Che forse ho già capito. Ma insomma…
Perché anche le lacrime ghiacciano, se la temperatura è giusta.
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