Le regole del palcoscenico
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Il quadro: Sfuocato d’amore. Il solito acrilico su tela cm 100 x 100. Mi ci son messo a lavorare dopo cena, e dopo la giornata passata in sala. Ho parlato a lungo con Elisabetta, che fa il servizio civile nella Pro Loco di Rivarolo. Dopo il Liceo ha fatto Marketing e abbiamo parlato di pubblicità. È carina. E vivace con il cervello.
Ovviamente…
Ma è poi tanto ovvio?
Le regole del palcoscenico.
Lo capisco. Ci sono le regole. Sono il risultato di studi e di ragionamenti. Talvolta anche di indagini psicologiche serie. Ma c’è di più. C’è il potere decisionale. E la definizione degli obiettivi. Vogliamo audience? Vogliamo pubblicità?
Il mercato è così. Ci vogliono dei punti fermi. Non si può sparare come anime belle e sperare di vendere.
È chiaro, però, vedendo un po’ di giochi quiz, e di pubblicità, che questo è ancora lontano dal desiderio di una vita vera. E, alla lunga, appare per quel che è: istupidimento.
Possibile che il successo debba costare stupidità?
Beh, la ricerca di una vita vera è inquietante. E non si può facilmente programmare in palinsesti. Perché vuole spazi liberi di movimento davanti a sé.
Eppure, tutto questo spettacolo, alla fine dei conti, non è disastroso. È come guardare la propria immagine allo specchio. E scoprire qualche brufolo, e che non ti piaci in quel modo.
Chi ha messo in piedi un’impresa con l’intenzione di fare fortuna e esprimere se stesso, di guadagnare abbastanza e di vivere una vita che sia una vita, beh, lo sa bene che ogni giorno ti trovi di fronte a scelte di questo genere. Come di fronte a un bivio in cui non puoi prendere né una strada né l’altra: né il moralismo dell’anima bella, né il realismo crudo di chi “pensiamo solo ai quattrini”.
Io trovo quest’imbarazzo qualcosa di eccitante, una situazione sfida creativa eccezionale.
Perché lì sei tu che puoi trovare te stesso e sentirti come una specie di chi è fiero di dirlo.
Ma come parli, Guarini?
Ma le cose stanno così. Sei come ebbro e non vedi le cose con contorni ben definiti.
Ti avventuri nella nebbia. Ma è proprio lì che, scommettendo nell’impossibile, tu ritrovi il centro di quello che sei.
Una specie di spazio magico dove tutto è ancora possibile.
Vedi le sponde. Inaccettabili.
Non il moralismo noioso di chi ribadisce il principio come un asino che gira sempre attorno alla macina.
Non la disinvoltura dello spettacolo, fedele agli applausi del pubblico, ma dimentica, nella propria stupidità, del proprio midollo spinale.
In mezzo a questo sponde, il territorio inesplorato della tua integrità efficace.
Sfuocato d’amore è un titolo provvisorio. E provvisorio è il quadro al punto in cui l’ho fotografato. Ma forse ha ragione quel tale che dice che fare quadri è un po’ come tenere un diario.
E allora…
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