Il senso del senso
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Foto: Il bosco fiorisce.
Il senso del senso
La bellezza e i benefici della scrittura!
Mi posso domandare, parola dopo parola, che significa questo desiderio di senso che condividiamo in tanti e che è certamente un’espressione che ha una lunga storia nella letteratura e nella filosofia.
Le parole, a forza di ripeterle, sembrano soggette a una sorta di svuotamento. Non significano più niente. Anche se, all’inizio, sembravano bandiere attorno a cui radunare gli eserciti.
La scrittura è un luogo straordinario dove il senso può prendere senso di nuovo. E forse la scrittura è anche il luogo privilegiato della ricerca del senso.
Qualcuno – era certo un filosofo – s’è chiesto il senso del senso.
Che senso ha che ci domandiamo il senso delle cose, il senso della nostra vita, per esempio?
La scrittura afferra le domande e si dona il tempo perché esse mostrino il loro volto segreto. Come se le parole fossero un po’ come il velo delle donne islamiche di cui tanto si parla in questi giorni. Il tempo necessario alla scrittura consente al velo di calare e di mostrare il volto. Il tempo di rientrare in casa, e togliersi la bardatura.
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Nel bosco, oggi, dopo aver ripulito a dovere la Sala del Trono, mi sono chiesto: che senso ha tutto questo lavoro che da dicembre vado svolgendo in questa boscaglia?
Non serve a guadagnare qualcosa. È un lavoro puramente gratuito e sembra anche folle, alla mia età.
Ero stanco, come al solito. Voglio dire, le gambe, la schiena, indolenzite. Le braccia e le mani come narcotizzate. Mi avviavo a casa col desiderio di un bagno caldo e di una buona cena.
E mi chiedevo: tutta questa fatica, che senso ha?
A che mi serve?
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Dunque, un primo indicatore di senso si trova in questa domanda. A che mi serve? A che mi serve se non mi guadagno un salario, o un onorario? Posso indicare una qualche utilità, perché il senso di ciò che faccio – da dicembre, quasi tutti i giorni – mi si mostri con chiarezza?
Non risponderò. Perché messa in questi termini la questione sembra posta in una sorta di tribunale, dove l’accusato deve giustificare un suo comportamento.
Come se non avessi diritto al senso di quel che faccio, salvo dimostrare alla corte che rientro in parametri ragionevoli.
Hai notato come la domanda di senso presupponga spesso la colpevolezza dell’imputato, salvo prova contraria?
Non è in questi termini, signori della corte, il senso del senso, per me.
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Potrei confessarti in segreto, sussurrandolo all’orecchio in maniera complice, che si tratta di una magia con cui prolungo la mia giovinezza e mi allungo la vita, avendo ancora tanto da fare per soddisfare il mio desiderio. Ma non raccontarlo in giro. Rimanga tra me e te.
E uso il potere della scrittura per riscrivere la mia storia.
E mentre scrivo, il senso si dipana, emerge nudo e vergine dalle acque del fiume, e il senso sono io che saltello di nuovo nella vita, come l’alba del mondo. Il senso è quel che sento nel disegnare scenari impossibili che mi appartengono di diritto, uscendo dal mio sogno.
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Senso è dunque sentire, quando il sentire è nascita, quando il sentire è rinnovamento e vita. E sento i bicipiti e le spalle che urgono dentro la maglietta. E sento l’immaginazione che saltella fuori della testa e lievita la pasta delle cose su cui le mie mani si posano. E sento gli occhi di lei come fuoco umido, lava liquida che guizza come ruscello di montagna.
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Avevano tentato di farmi credere che il senso delle mie azioni fosse nelle intenzioni che potevo dichiarare come guida e ideale. Null’altro che bei pensieri, ben pensati e ben detti.
Ma ne sono uscito.
Ho visto il gioco fasullo dei discorsi con cui tenti di rivestire le azioni delle ore del giorno.
Poca cosa, in verità.
Cartelli indicatori, forse, di direzioni di marcia.
Ma non gambe che corrono, e muscoli in azione.
Ed ecco allora che il filosofo afferma con la stoltezza del giovane spregiudicato che senso è sentirlo.
Ed è quello che il bosco mi dona.
Sentire. Sentire come un puledro che galoppa e sogna praterie senza fine.
INFO
Domani, inizio dell’ultimo Week End della Personale.
Porterò altri quadri, in maniera da riempire tutti gli spazi e creare una sorta di Bazar del Colore.
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