Dove sto andando?

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Dove sto andando?


E succede anche questo.


Lo sai. Hai lavorato tutto il giorno. L’impressione è di aver fatto tante cose. E ora sei a casa. Hai mangiato. La pasta col tonno non è male. Hai mangiato e bevuto. Il Gavi e anche il Lucano. Diciamo che stai bene. Di cosa puoi lamentarti? Hai lavorato tutto il giorno, sei arrivato a casa stanco e affamato. E ora hai mangiato. Certo, il telegiornale. Le elezioni del Presidente. Qualche informazione sui programmi della serata. È solo un momento. Una specie di interstizio tra le diverse attività. Hai lavorato tutto il giorno e ti stai chiedendo – come un deficiente – se hai fatto davvero qualcosa. Qualcosa che sia una cosa e che riguarda proprio te. Ti stai domandando se hai fatto qualcosa.


Non ti sembra strano? Una domanda del genere.


Che cosa avrei da fare, che sia proprio mio? Che cosa avrei da mettere in moto, dove io mi ritrovi identico a me stesso? Ma che c’è dentro di me che mi suggerisce quest’idea, che, pur avendo trafficato tutto il giorno, sono ancora come stamattina? È successo qualcosa che mi faccia sentire un po’ più avanti? Un po’ più oltre? E verso dove?


Qui piove – dalle mie parti. Io penso al bosco e alle aiuole e a ciò che ho seminato. Penso che questa pioggia è benedetta. Sempre che non venga un’inondazione.
Penso che ho seminato. Nel bosco, come altrove.
Ho seminato per cosa?


Ci sono qui – sul tavolo – i bigliettini delle cose da fare. Annotazioni di cose da fare. Come la lista della spesa. Certo che le farò. Ma non stasera. Tante cose da fare. Ma per cosa?
Sono esattamente come stamattina?
È successo qualcosa?


Se fosse successo, lo saprei.
Invece, ho fatto tante cose, ma non è successo nulla.


Non ho avuto coraggio?
Non ho osato uscire dagli schemi?


E ora cosa farò? Mi metterò a guardare la televisione o mi rannicchierò nel letto per lasciarmi tormentare da questa domanda?

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