Avere una storia
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La foto: parole dal bosco.
Avere una storia
Eccome se mi piace rivisitare questa storia. È la mia storia, me la sono inventata e vissuta. Ha portato nella mia esistenza tanta di quell’eccitazione da ringiovanire i tessuti del corpo e la flessibilità della mente. La gente non crede alla mia età quando gliela rivelo francamente.
Ricordo mia madre che si concedeva emozioni a prestito – evadendo dalla prosa della sua vita – identificandosi con il film o la novela che guardava alla televisione. La ricordo benissimo perché, dietro di lei, io pensavo: non voglio essere spettatore di una storia, voglio esserne il protagonista. Non voglio piangere o ridere delle storie narrate; voglio piangere ed esultare per la mia storia vissuta.
La maggior parte delle persone con cui parlo portano il discorso sulle questioni di cuore e su quelle del lavoro. Le domande concernono quasi sempre il desiderio di uscire da una routine che è diventata grigia, insignificante, talvolta soffocante e tormentata. Sospetto che, sotto le parole “amore” e “lavoro”, ci sia uno strato più profondo della carne viva dell’esistenza. Il desiderio che pulsa in questa carne viva, calda e irrequieta è il desiderio di una vita eccitante, avventurosa e succulenta, più che sostare a tempo indeterminato in strutture di sicurezza.
Gli amici con cui sto bene sono quelli che hanno una storia da raccontare.
Con lei voglio avere una storia.
Con me – è questo il punto – io voglio una storia – la mia storia.
Avere una storia è certamente essere protagonista piuttosto che spettatore.
E questo già è una faccenda decisiva.
Però c’è altro.
Avere una storia é trafficare con gli eventi in vista di qualcosa che, pur non essendo chiaro, è un richiamo irresistibile. Forte. Perché c’è dentro qualcosa della tua essenza e del tuo seme.
E trafficare con gli eventi è una storia quando nella tua anima e nel tuo cuore c’è un desiderio a cui dai ascolto. E tu dici: diavolo!, che mai farò? Forse resterò in eterno all’ombra di questa porta?
No io voglio cercare me stesso nelle cose che capitano e questo è il mio criterio. E ci darò dentro, anche a costo di graffiarmi le braccia. Anche a costo della vita. Perché una storia, la mia storia, è qualcosa per cui si può anche morire. Ma io vivrò e avrò la mia storia.
Amica mia, amico mio, forse dovremo mangiare di più, lavorare nel bosco, essere più irrazionali… o che so io.
Avere una storia è amore puro, intraprendenza e iniziativa senza remore.
Quanto chiacchiericcio ti serve per giustificare il fatto che non hai una storia? Delle volte si parla tanto, al posto di fare, di intraprendere, di agire.
SEGNALAZIONE.
La mia cara amica Anna Maria Palma mi segnala un’iniziativa dal titolo interessantissimo: Crea il lavoro che ami. Vocazione e carriera. Con Rick Jarow. A Roma, il 21 giugno una conferenza e il 24/25 giugno un workshop. Puoi scaricare il manifesto nell’area download del mio sito: clicca qui. Anna Maria sa quanto io sia innamorato da questo tema. Lei è certamente più esperta di me su quel che si muove nel mondo su queste faccende.
La persona che si occupa dell’organizzazione dell’evento si chiama Gabriella Fusi. Mi ha mandato il libro di Rick Jarow, che leggerò con attenzione. Potete rivolgervi direttamente a lei per le informazioni (cell. 340 343 0154).
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