Una vita a modo tuo

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Una vita a modo tuo.


Uana – questo il suo nome.
Aveva tutta la sua storia addosso, e nelle parole.
Nel raccontarla, guardava lontano. Credo il futuro. O forse un altro mondo. Diciamo: quella regione del pensiero dove futuro e l’altrove si coniugano insieme. Il suo passato era importante, ma era passato. Lei era già da qualche altra parte.
Io sono grato a Uana perché mi ha regalato il suo sognare, il suo coraggio di sognare. Perché uno immagina che la gente non pensi ad altro che all’esistente. Il posto di lavoro, le faccende da sbrigare, le bollette, quelle isteriche querele con i colleghi e il capo. Uno immagina che si tratti soltanto dell’amministratore di condominio, della revisione della macchina, dell’insegnante di matematica del figlio, delle obbligazioni che ha sottoscritto…
Sbagliato!
La gente sogna.
Sogna quando s’innamora. Vuol fare l’amore e sognare. Sogna quando progetta: vuol guadagnare e sognare. Sogna quando studia: vuole passare l’esame e sognare un’esistenza d’abbondanza e di bellezza.
La gente disegna nella testa. Disegna scenari bellissimi per sé, per i figli, per la società, per il mondo.


Uana sogna. Sogna una vita come un viaggio che va sempre avanti, va sempre oltre. Uana pensa che il sogno e le emozioni che lo accompagnano sono la voce del suo Dio. Balbetta, quando parla di questo. Ma in quel balbettio c’è più slancio ed energia che in qualsiasi discorso ben fatto.


Odio i test che ti fanno fare. O i colloqui di selezione.
Li odio perché tu vieni misurato in base a quello che qualcuno, o un sistema, ha pensato che tu dovresti essere. Fa parte di tutto un marchingegno di indottrinamento che dice come devi essere per non incorrere in certe sanzioni, o al limite per non morire di fame.
Un sistema di pressioni che si esercita su di te fin dall’infanzia e ti raggiunge da tutti i lati. Un sistema che ti dice cosa e come devi essere per essere ben accetto.


– Tutto questo è odioso perché io sono io. E sono libera. Io voglio essere quella che sono e non fare la miss tal dei tali. Voglio essere miss me stessa. Voglio metter fuori tutto quello che ho dentro e rivendico una vita in cui io sia libera di esprimere quello che sono.
– Quello che sogno è un sistema che mi permetta di vivere facendo quello che amo e quello che sento. Io sogno un sistema che non mi obblighi a vendere me stesa e a dare certe prestazioni che non sento e che mi fanno morire dentro in forza del ricatto che altrimenti non avrò di che vivere.
Io sogno un mondo che sappia che i frutti della libertà sono più abbondanti e sani dei frutti della schiavitù.


Uana viaggia a modo suo per il sentieri della vita. Scrive poesie per mantenere la fiamma accesa. Canta e prega. Ha inventato i suoi riti personali per ritrovare lo slancio del cuore nell’avventura della vita. Fa fronte ogni giorno al brutto spettacolo che ti dice che ormai i giochi sono fatti e che bisogna chinare la testa. Uana ha un suo Dio personale che le assicura che l’orizzonte è sempre aperto e che può fare quello che vuole. Che forse saranno cazzi, ma non è in un vicolo cieco. Che le opzioni non sono solo quelle che ti presentano. Che può usare la testa e le emozioni e tutto ciò che si ritrova addosso, per vederne altre, per inventarne altre.


Uana dice, lasciandomi: C’è una vita entropica, quella che segue la china decisa dal mondo e c’è una vita a modo tuo, che va a trovare le risorse nelle aree non colonizzate dalla società e dalle regole e si permette di disegnare un percorso che ti assomiglia davvero.

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