Fiorire nell’abbondanza

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Fiorire nell’abbondanza.


Insomma, c’è questo stato di flusso, il luogo dell’ispirazione. Tu ci caschi dentro come niente. Io sto parlando di quando ci caschi dentro senza aver preso sostanze. Come dicono i conoscitori della mente: è il cervello stesso che produce le sostanze… a volte, a fare il passo, basta aver cenato, bevuto un buon bicchiere… molti uomini ci vanno diritti dopo aver fatto l’amore. Altri vi ci si svegliano al mattino. E alcuni ci piombano quando stanno giocando sulla spiaggia, con i bambini. O vedono un tramonto impossibile, o… cose del genere. Ricordi quando ti hanno portato la prima volta al Luna Park?


Voglio dire che è un fatto del tutto naturale. Viene da sé. Ed è la benedizione degli artisti, perché lì arriva quella che chiamano ispirazione. Loro lo sanno, che sono un po’ folli, in quelle circostanze. Tutto sembra diverso, ed è un’esperienza piacevolissima. E tutto quello che arriva in quei momenti – che possono protrarsi anche per molto tempo, e rinnovarsi periodicamente – tutto quello che arriva è una sorta di benedizione lussureggiante, il regno dell’abbondanza, il paradiso terrestre. Il tempo dello stato di flusso partorisce senza scrupolo, riversa nello scenario fiumane di esseri che arrivano da altri mondi.


Gli artisti e i creativi lo vogliono, questo stato di flusso. Lo amano, lo cercano, lo invocano. Si danno da fare per educarsi in maniera tale da consentirlo. È come la visita dell’Angelo. È il Vento che soffia dove e come e quando vuole, ma quando arriva fa volare le mongolfiere.


È qui che si sentono invasi, attraversati. È qui che diventano un canale.
Ed è questa foresta lussureggiante e cedua, che bisogna imparare a gestire. Perché, altrimenti, tutti quei doni andranno persi, puff! Svaniti, col passare del tempo. Proprio come quando, in treno sei sorpreso da una brillante idea, e quando scendi alla stazione te ne sei già dimenticato.


Beh, l’ho appreso, che molti hanno paura di questi momenti estatici. Chissammai cosa potrebbe succedere se perdo il controllo? Cosa potrei combinare? E cosa penseranno gli altri?
Perché pensano che la vita debba essere tutta uniforme, diciamo: nello stesso stato di coscienza, che è poi quello ragionevole, attento, cauto, discreto, oculato, previdente e guardingo. Quello in cui non si rischia di prendere contravvenzioni!


Il creativo fa in maniera diversa. Accetta che ci sia un momento produttivo, divergente, laterale, favoloso… e che ci sia un altro momento, razionale, calcolatore, programmatico, concretizzatore. Una sorta di respiro della vita della mente. Inspirazione, espirazione. E allora fa come fanno i contadini o gli ortolani. Nel momento in cui le messi esplodono, raccolgono. E dopo la raccolta, esaminano, selezionano, elaborano, cucinano, preparano…


Sono cicale e formiche, insieme. Perché si organizzano per raccogliere, conservare, immagazzinare.
Provvedere a raccogliere, senza interrompere l’incanto. E in un secondo tempo, esaminare con maggiore logica, razionalità, concretezza.


Il respiro della creatività sta tutto qui.
Nella prima fase, niente critica, né autocritica. Lasciare che il Vento soffi.
Ma organizzarsi anche per raccogliere.


Come faccio io a raccogliere?
In diversi modi.
Uno è l’uso del registratore o della telecamera, che affida la raccolta a metodi automatici che non richiedono neanche il mio impegno.
Un  altro, che mi è molto congeniale, è annotare senza riflettere. Annotare velocemente, rimandando a un secondo momento l’analisi e l’elaborazione.
Questo esercizio di scrivere in concomitanza del flusso l’ho sviluppato a tal punto che spesso riesco a infilare le idee che arrivano in un vestito di parole aderente e calzante, in tempo reale. È una gran bella soddisfazione. Ma è il frutto di tanto esercizio. Per altro piacevole, perché probabilmente risponde a una caratteristica personale, a un talento connaturato.
Quando scrivo alla tastiera del computer mi sembra si suonare musica sulla tastiera di uno strumento musicale e l’improvvisazione mi risulta facile e naturale.


Ormai l’ho capito. Se la felicità della creazione la vivi nel momento dei fuochi d’artificio, il successo della creazione dipende dal lavoro accurato, paziente, intelligente, dell’elaborazione successiva.
I due momenti devono essere saldati.
Nel cervello, l’emisfero destro e quello sinistro sono tenuti in collegamento dal corpo calloso.
Una metafora…


Spesso il cervello razionale trova cretine le idee nate nei momenti di festa del cervello creativo. Ma questo dipende dalla separazione che si è accettata fra due parti feconde di noi. E le condanna alla sterilità.
Se si supera questa separazione e s’insegna ai due cervelli ad andare d’amore e d’accordo, allora è il successo.


I creativi che non sanno cambiare gradualmente registro e vivono tra le nuvole non raggiungono la nostra vita terrena, dove la creatività è destinata a lievitare la pasta.
Nelle aziende intelligenti, spesso accoppiano un folle creativo con un razionale elaboratore e concretizzatore.
Ma se tu lavori da solo, devi imparare tu stesso a giocare entrambi i ruoli.
Se, nella fase dei fuochi d’artificio dell’immaginazione, hai partorito un deltaplano che ti salva dalla caduta nel precipizio, devi gradualmente tradurre il deltaplano in qualcosa che tu puoi fare concretamente, nelle tue reali condizioni, con i mezzi che hai o che ti puoi procurare, perché solo così volerai davvero.


Il quadro allegato è Fiorire nell’abbondanza. E’ esposto a Vicenza, nella sede della Hypo Alpe Adria Bank. Acrilico su tela, cm 100 x 100

Categorie: Eugenio Guarini