Bolle d’aria

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Bolle d’aria


Il torrente e Jacopo. Oggi l’acqua era splendida. La sferzata di fresco in una giornata estiva. Il ricordo nel corpo della vita d’infanzia. La mia. La sua. E anche l’immagine di un’alternativa, una vita diversa, a contatto con la natura, con i ritmi del corpo e delle stagioni, con la cadenza della terra e dell’acqua. Del sole e dell’aria.
Una vita diversa da quella che si è andata costruendo attorno al lavoro, alla disciplina d’azienda, del marketing, della vendita, della concorrenza… della rapidità, dello stress, del pasto leggero e corto, dell’aria condizionata, del viaggio d’affari, delle autostrade intasate di umani sull’orlo di una crisi di nervi…, e del flusso televisivo.


La Terra è bella, ma vista da lontano – dallo spazio o dalla distanza dell’immaginazione. Da vicino è sporca, una discarica a diffusione illimitata. Una terra che chiede urlando di essere ripulita. È la voce stessa dalla nostra natura, del nostro corpo, a veicolare questo appello.
Una terra inquinata che è semplicemente lo specchio del nostro modo di vivere. Perfino della nostra mente. Certo dei nostri stati emotivi.


Qualcuno che si occupa degli scenari economici mondiali dice che siamo prossimi a un crollo, una crisi. Qualcosa da paragonare alla crisi del ’29. Cose del genere. Insomma, un’ecatombe.


Io non sono esperto di economia. Avverto dei sintomi. La gente e le aziende che pagano a 120 giorni o più in là ancora, ragazzi che non trovano lavoro e si vedono destinati a un futuro da precari a tempo indeterminato, la paura della concorrenza dei paesi d’Oriente perché il lavoro costa meno e la tecnologia è come la nostra e anche migliore, agenzie che lavorano e guadagnano per risistemare gente espulsa da realtà aziendali che ristrutturano (outplacement?), fornitori non pagati, creditori che procrastinano e che chiedono lo stesso le forniture sennò si va a catafascio. Il senso che se si incomincia a crollare, si crolla tutti. Gente che corre ai ripari infilando i capitali in qualche paradiso fiscale, Gente che non paga affatto…


Si tratta di cose normali o di segnali di un cataclisma?


E chi può dirlo con sicurezza? E quanto dipende dalla fiducia che alberga nei corpi delle persone. E quanto dipende dagli effetti delle comunicazioni, dei messaggi televisivi?
E’ come con la meteorologia?
Chi può dire se i fenomeni che viviamo siano normali o annuncino un cataclisma epocale?


Come studioso di storia e di storia della filosofia mi viene da pensare a periodi del passato, in cui fiorivano le filosofie sapienziali. L’Ellenismo, per esempio. Quando cioè la gente era interessata a una saggezza di vita che consentisse loro si sfuggire all’angoscia e a trovare vie di felicità. La nostra epoca è qualcosa del genere? C’è la crisi, la paura di un crollo, e tanto bisogno di cercare nelle filosofie e nelle religioni vie di felicità.


E allora mi sorge una sorta di reazione. Non sarebbe meglio non addormentarsi in un eccesso di saggezza (orientale o occidentale)? Non sarebbe meglio ritrovare le fonti dell’energia vitale, capace di esprimere comportamenti vitali di reazione, di invenzione, di iniziativa?


Le filosofie sapienziali sono una grande cosa quando contengono lo stress, quanto riconducono all’equilibrio, quando riportano al contatto col mistero, quando riconducono l’uomo a se stesso e alla sua sorgente di vita. Ma non sono la fonte dell’iniziativa. Sono spesso consolazione che aiuta a sopportare la delusione e lo sconforto. E allora possono diventare una sorta di oppio.


È la sindrome della rana lessa, che invece di saltar via dall’acqua bollente, si lascia addormentare fino a ritrovarsi bollita.


Io desidero che i nostri ragazzi possano fiduciosamente cercare di far fortuna, di trovare l’America, dandoci dentro e usando tutte le loro risorse. Non vedo di buon occhio un trentenne, con già la sua buona dose di delusioni, impasticcarsi di saggezza orientale. Vorrei che irrobustisse il corpo, vivesse a contatto con la natura, sviluppasse il cervello e l’iniziativa, coltivasse l’immaginazione per realizzare il suo sogno e sapesse ricreare le sue energie giorno per giorno per affrontare le sfide che ci sono da affrontare.


Siamo tra i privilegiati della terra eppure siamo inquieti, ci sentiamo in pericolo.
Sapremo reagire prima che arrivino i barbari conquistatori?
Io penso che sia possibile, a patto da uscire da tante bolle d’aria che ci stordiscono.


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Il quadro: bOLLE D’ARIA (acrilico su tavola cm 100 x 100)



 

Eugenio Guarini
http://www.eugenioguarini.it

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