La tua storia

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La tua storia.


Ero pienamente d’accordo.
Cioè, l’idea mi piaceva. Mi faceva battere in testa.
Ci rimuginavo in continuazione, quella sera, appena rientrato dal viaggio.


Non sono di quelli che credono che a pensare ci s’incarta e si resta paralizzati. Insomma ci si avvita necessariamente nel proprio vuoto.
Non sono mai rimasto avvitato nei miei pensieri.
A me, i pensieri mi fanno esplodere. Pensare mi spacca l’orizzonte davanti e, attraverso quelle spaccature, scivolo in uno spazio più largo e perfino in tecnicolor.
Non so proprio come si possa rinascere, ricreare le proprie energie, rinfrescare la voglia di esplorare, senza pensare.


Ma dicono che la mente… mente.
Ma di che mente stanno parlando?
E chi è la mente?


Quando penso, sono io che penso. E se mi metto a pensare è per uscire fuori dal guscio e danzare d’eccitazione.
E so come fare.
È come premere sull’acceleratore. Premere fino in fondo. Finché, zac, superi il muro del suono. E allora è tutto nuovo. Una nuova idea è un mondo tutto nuovo.


E qui si parla di senso.


Per molto tempo ho pensato sotto l’effetto di un ritornello che diceva: sii te stesso. Era una bella musica. Mi rendeva vivo e scattante. Mi serviva per non diventare un androide. Per sottrarmi alla pressione delle attese sociali, dei si deve, o si dice. Per sottrarmi alla programmazione pubblica…


Mi faceva scoprire il gusto dell’indipendenza, dell’autonomia, del fare a modo mio. Ero fiero di quel che succedeva, giorno per giorno, procedendo in quella direzione.


Dicono così – ragionavo tra me e me – ma tu (che ero io) che senti? Che pensi? Che ti piace pensare? – mi interrogavo. E mi veniva subito la risposta. E sapevo che ero io a pensarla. Sapevo riconoscere un mio pensiero da un pensiero di altri, o da un pensiero anonimo.


Poi, un po’ per volta, la prospettiva è cambiata.
Ed era questo che mi rimuginava in testa, quella sera, appena rientrato dal viaggio. Mi veniva di dire: essere se stessi è bello, ma è troppo statico. Insomma, è finita.


E allora, il nuovo ritornello a guida dei miei pensieri ha incominciato a cantare così: reinventa te stesso. E sapevo che potevo farlo. E che era gustoso. Reinventare se stessi è forse il modo più vivo di essere se stessi.


E allora, pensavo, io sono una domanda. Una domanda viva, che si reinventa continuamente. Io mi reinvento. E’ una posizione creativa. E’ come comporre musica, fare quadri, scrivere versi. Io sono quello che reinvento.


Quando hai fatto l’esperienza di inventare una musica, lo sai benissimo che differenza abissale c’è tra suonare una melodia che hai già nell’orecchio e comporre un pezzo nuovo. Una differenza enorme!
E io dico: perché suonare tutti i giorni la stessa musica? Non posso comporre una nuova melodia ed essere quella?


E poi mi accorgo che la nuova idea, e quello che ha prodotto, è come un capitolo nuovo di una storia. Che io sono sempre lo stesso, ma con una storia, una sorta di leggenda. E ogni capitolo mi rivela una aspetto di me. Io sono questa storia che racconto. E la vita è un’Odissea straordinaria.


E quella sera, tra le nuvole della stanchezza, mi venivano in mente le vecchie lezioni degli economisti della giovinezza. Mi ritornavano in mente le vecchie teorie del grande Maslow. Le sapete? Tutti le conoscono. Mi veniva in mente quel punto che sostiene che prima gli umani devono soddisfare il loro bisogno di sicurezza e solo dopo può innescarsi il desiderio di senso, di autorealizzazione, di espressione di se stessi.
E mi suonava lontana, questa teoria. Lontana da me e dai tempi.


Oggi, che si stenta a trovare e conservare un posto di lavoro. Oggi che tutto sembra caotico e privo di sicurezza…
E saremmo forse condannati a rimandare all’infinito il bisogno di senso?


Al contrario, mi dicevo.
Tutto ciò che vedevo attorno a me, tutti gli incontri che facevo, tutte le chiacchierate nelle vinerie e nelle sale di bellezza.. tutto mi diceva che oggi il bisogno di senso, la qualità e lo stile di vita, sono oggetto di una ricerca che s’intreccia inestricabilmente con la ricerca di una fonte di reddito che consenta di pagare le bollette.
La vita non è più divisa in due tempi.
La ricerca di senso comincia subito.


E allora è l’avventura. L’Odissea di ogni uomo e di ogni donna.
E nascono le storie, alcune delle quali sono subito leggende.
Ulisse si moltiplica.


Ero pienamente d’accordo.
Cioè, l’idea mi piaceva. Mi faceva battere in testa.
Ci rimuginavo in continuazione, quella sera, appena rientrato dal viaggio.
 


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Eugenio Guarini
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